L’oro si avvicina al massimo di 7 settimane, occhi puntati sulla Grecia Investing.com - I futures dell’oro sono vicini al massimo di sette settimane questo mercoledì, poiché il momento di incertezza politica in Grecia sostiene l’appeal del metallo prezioso.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a febbraio salgono al massimo della seduta di 1.238,90 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea, il massimo dal 23 ottobre, per poi attestarsi a 1,232,80, in salita di 70 centesimi, in salita dello 0,06%.
Ieri i prezzi sono saliti di 37,10 dollari o del 3,1%, a 1.232,00 dollari l’oncia.
Supporto a 1.199,50 minimo del 9 dicembre e resistenza a 1.244,90, massimo del 23 ottobre.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a marzo sono scesi di 5,4 centesimi, o dello 0,32%, a 17,18 dollari l’oncia troy, dopo aver toccato 17,34, il massimo dal 29 ottobre.
I titoli azionari ed i bond greci continuano a scendere questo mercoledì, dopo la decisione a sorpresa di anticipare in Grecia le elezioni presidenziali al 17 dicembre, due mesi prima della data stabilita.
La decisione potrebbe causare un voto anticipato anche per le politiche, se il candidato del Primo Ministro Antonis Samaras non sarà eletto, eventualità che potrebbe alimentare i timori sul futuro del salvataggio internazionale del paese.
Il petrolio continua a scendere questo mercoledì, vicino al minimo di cinque anni nei timori di livelli di scorte troppo elevati.
Il greggio Brent è sceso di 1,72 dollari o del 2,57%, a 65,13 dollari al barile, mentre il petrolio Nymex scende di 1,83 dollari, o del 2,87%, a 61,99 dollari.
Nonostante i recenti aumenti, il prezzo dell’oro resterà vulnerabile a breve termine per via dei segnali di miglioramento della ripresa economica statunitense che potrebbero spingere la Federal Reserve ad alzare i tassi di interesse prima e più velocemente del previsto.
Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sul prezzo dell’oro, poiché il metallo prezioso fatica a competere con gli investimenti ad alto rendimento in condizioni di tassi elevati.
Il rame con consegna a marzo è sceso di 2,1 centesimi, o dello 0,72%, a 2,907 dollari la libbra, dopo i dati che hanno mostrato che l’inflazione cinese è scesa all’1,4% a novembre, il minimo dal novembre 2009, dall’1,6% ad ottobre.
L’indice dei prezzi alla produzione è sceso di un 2,7% maggiore del previsto, alimentando i timori per la seconda economia mondiale.
I dati deludenti hanno alimentato i timori che la Cina non riesca a raggiungere il target del 7,5% ed ha alimentato le aspettative che Pechino possa implementare ulteriori misure di stimolo monetario a sostegno della crescita.