Investing.com - Il prezzo dell’oro recupera questo mercoledì, dopo i dati che hanno mostrato un’inaspettata contrazione dell’attività manifatturiera nello stato di New York ad aprile, alimentando i timori sulla ripresa dell’economia.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a giugno hanno toccato il minimo della seduta di 1.188,50 dollari l’oncia troy, per poi attestarsi a 1.193.50 dollari nella mattinata degli scambi USA, su di 1,10 dollari o dello 0,09%.
Ieri, l’oro è ha toccato 1.183,50 dollari, un livello che non si registrava dall’1 aprile, per poi chiudere a 1.192,60 dollari, in calo di 6,70 dollari, o dello 0,56%.
Supporto a 1.180,50 dollari, minimo dall’1 aprile e resistenza a 1.209,30 dollari, massimo dal 13 aprile.
La Federal Reserve Bank di New York ha dichiarato che l’indice sulle condizioni delle imprese è sceso a -1,2 questo mese da una lettura di 6,9 a marzo. Gli analisti avevano previsto una lettura dell’indice a 7,0 ad aprile.
I dati deludenti hanno alimentato le speculazioni che la Federal Reserve possa decidere di rinviare l’aumento dei tassi di interesse alla fine del 2015, anziché intervenire sulla politica monetaria a metà anno.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è in salita dello 0,3% a 99,30 questa mattina, staccandosi dal minimo di 98,58.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a maggio scendono di 0,8 centesimi, o dello 0,05% a 16,15 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a maggio è in calo di 1,5 centesimi, o dello 0,56%, a 2,685 dollari la libbra.
Stamane, i dati ufficiali hanno mostrato che l’economia in Cina è cresciuta del 7,0% nel primo trimestre, in linea con le previsioni ed in calo dal 7,3% del trimestre precedente. Si tratta della crescita più lenta dalla crisi finanziaria globale del 2008.
Un secondo report ha indicato che la produzione industriale è salita al tasso annuo del 5,6% a marzo, al di sotto del 6,9% previsto e dopo l’aumento del 6,8% del mese precedente.
Anche dati sulle vendite al dettaglio e gli investimenti fixed asset hanno deluso le aspettative, segnale che la Cina dovrà intervenire per evitare un ulteriore rallentamento dell’economia.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.