Investing.com - Il prezzo dell’oro è pressoché invariato vicino ai 1.200 dollari negli scambi europei del mattino di questo mercoledì, mentre gli investitori attendono i verbali del vertice di ottobre della Federal Reserve, previsti nel corso della giornata, per avere indicazioni sulla tempistica di un eventuale aumento dei tassi.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a dicembre salgono di 1,70 dollari, o dello 0,14%, a 1.198,80 dollari l’oncia troy nella mattinata degli scambi odierni.
I futures troveranno supporto a 1.146,00 dollari, il minimo dal 14 novembre e resistenza a 1.216,50 dollari, il massimo dal 30 ottobre.
Ieri, il prezzo ha toccato 1.204,10 dollari l’oncia, il massimo dal 30 ottobre, prima di attestarsi a 1.197,10 dollari, con un’impennata di 13,60 dollari, o dell’1,15%, per via del miglioramento del quadro tecnico e dell’indebolimento del dollaro che hanno riportato gli investitori sul mercato.
Il prezzo dell’oro è rimasto supportato negli ultimi giorni dal momento che i traders sono tornati sui mercati tra i segnali di un quadro tecnico rialzista. L’oro ha subito un’impennata di circa il 6% dopo aver toccato il minimo di quattro anni e mezzo di 1.130,40 dollari il 7 novembre.
Nel corso della giornata, la Fed rilascerà i verbali del vertice di politica monetaria di ottobre, durante il quale ha concluso il programma di acquisti di bond.
Nonostante i recenti rialzi, il prezzo potrebbe restare debole a breve termine per il miglioramento della ripresa economica statunitense, che potrebbe spingere la Fed ad alzare i tassi di interesse prima e più velocemente del previsto.
Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sul prezzo dell’oro, poiché il metallo prezioso non riesce a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi vengono alzati.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a dicembre salgono di 3,1 centesimi, o dello 0,19%, a 16,20 dollari l’oncia troy.
Il rame con consegna a dicembre è in calo di 0,3 centesimi, o dello 0,11%, a 2,999 dollari la libbra, per via dei crescenti timori per lo stato di salute dell’economia cinese che hanno ridotto l’appeal del metallo rosso.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.