SAN DONATO (Reuters) - Saipem (MI:SPMI) non ha un'esposizione diretta in Egitto e quindi non dovrebbe risentire di un eventuale deterioramento dei rapporti fra Italia ed Egitto a seguito del caso Regeni, mentre sul contenzioso in atto con i russi sullo stop al progetto South Stream la oil service è aperta anche al negoziato.
"Non abbiamo un'espozione diretta su attività in Egitto, ma un ufficio ben strutturato. Siamo offshore e continuiamo con le attività di perforazione nell'ambito del progetto Zohr. E' ben noto che stiamo negoziando con Eni (MI:ENI) un contratto per lo sviluppo della prima fase per produrre gas entro la fine del 2017", ha detto l'AD, Stefano Cao, rispondendo agli azionisti nel corso dell'assemblea sul bilancio 2015.
"Si tratta di un progetto che va avanti con grande intensità. Non abbiamo ancora un'assegnazione formale di un contratto e questo avverrà nelle prossime settimane", ha aggiunto Cao, sottolineando che anche in Libia non c'è un'esposizione di asset, ma solo attività marginali con personale locale.
Quanto al gasdotto South Stream, Cao ha detto che "per noi è un progetto non solo vivo, ma vivissimo. Dobbiamo recuperare quanto perso nel progetto che è stato interrotto per motivi che niente hanno a che fare con noi. Abbiamo avviato a dicembre scorso un arbitrato che è in corso. Si stanno nominando gli arbitri delle parti che poi nomineranno un terzo arbitro. Se ci fosse un'apertura negoziale, la valuteremo per vedere di arrivare a un accordo".
Cao esclude "che ci possa essere una compensazione sul progetto South Stream con, eventualmente, l'assegnazione di altri progetti, come Nord Stream. Il primo progetto l'ha fatto Saipem, ma detto questo la gara competitiva di Nord Stream 2, se siamo bravi, la vinceremo, ma dall'altra parte dobbiamo recuperare quanto dovuto".
(Giancarlo Navach)