Di Mauro Speranza
Investing.com – Continua il recupero del petrolio sulla scia dell’ottimismo per il vaccino, sostenuto dalle ultime notizie arrivate in questi giorni da società come AstraZeneca PLC (LON:AZN), Pfizer (NYSE:PFE) e Moderna Inc (NASDAQ:MRNA).
Il future del greggio viene scambiato sopra i 43 dollari toccando nuovamente i livelli di fine agosto, mentre il Brent quota 46 dollari al barile.
L’andamento dei prezzi del petrolio sostiene anche i titoli azionari petroliferi, non solo in Italia. Se Tenaris (MI:TENR) (+5%), Saipem (MI:SPMI) (+4%), Saras (MI:SRS) (+4%), Maire Tecnimont (+2%) e Eni (MI:ENI) (+2%) sovraperformano il Ftse Mib (+1%), corrono più dei rispettivi indici nazionali principali Technip (PA:FTI) (+6%), Bp (LON:BP) (+4%), Equinor (LON:0M2Z) (+5%), Total SA (PA:TOTF) (+3%), Royal Dutch Shell (LON:RDSa) (+3%) e Repsol (MC:REP) (+3%).
“Il sentimento positivo continua ad essere alimentato dalle recenti buone notizie sull’efficacia dei vaccini per il coronavirus in via di sviluppo e dalle aspettative che il vertice OPEC+ a fine mese possa vedere il gruppo decidere di prorogare gli attuali tagli per altri 3-6 mesi”, spiega Stephen Innes, capo delle strategie per i mercati globali dell’agenzia di broker australiana Axi, aggiungendo che, nel giro di qualche settimana, i produttori di vaccini hanno fatto per il greggio quello che l’OPEC ha impiegato mesi ad ottenere.
L’organizzazione dei paesi produttori è attesa dal meeting che si terrà tra il 30 novembre e il primo dicembre per valutare l’ipotesi di prolungare di almeno tre mesi la riduzione di circa 2 milioni di barili al giorno dei tagli di 7,7 milioni di barili al giorno rispetto alla scadenza di gennaio.
Con l’accelerazione del Covid 19, “alimentando il rischio di ulteriori restrizioni economiche, gli sforzi dell’OPEC+ potrebbero non bastare se la domanda dovesse scendere più rapidamente delle scorte”, spiega Barani Krishnan, analista di Investing.com.
“Più di 12 milioni di americani hanno contratto il COVID-19 da gennaio e più di 255.000 sono morti per le complicazioni dovute al virus, che continua a contagiare oltre 100.000 persone al giorno negli Stati Uniti”, aggiunge l’esperto di materie prime.
Il rischio spaccatura nell’Opec
Al perdurare della crisi mondiale per il coronavirus, si aggiungono alcune indiscrezioni circa la possibile uscita dall’Opec degli Emirati Arabi Uniti. La notizia è stata rilanciata da fonti anonime di Bloomberg, in modo da poter eventualmente prendere le distanze dai commenti.
Si tratta di un evento insolito, in quanto gli Emirati Arabi Uniti tendono a risolvere le loro questioni in modo riservato. Secondo molti analisti, potrebbe trattarsi di un mezzo per forzare la negoziazione relativa ai livelli di produzione da tagliare.
Inoltre, l’eventuale addio all’Opec necessiterebbe dell'approvazione di Mohammed bin Zayed, governatore de facto degli Emirati Arabi Uniti e principe ereditario di Abu Dhabi.
Nonostante i dubbi, resta la tensione tra l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, dopo che Abu Dhabi ha violato la quota di tagli decisa dall’OPEC+, ricevendo un avvertimento dai sauditi col risultato di aumentare ancora di più la sensazione degli Emirati circa l’ingiustizia di tali livelli, causa di una forte penalizzazione a livello economico per il paese ‘ribelle’.