Di Mauro Speranza
Investing.com – Continua il crollo dei prezzi del petrolio sulla scia della seconda ondata di coronavirus che sta portando diversi paesi a decidere nuove chiusure alla mobilità e delle attività economiche.
Il petrolio greggio cede oltre il 3% e scende a 36,20 dollari al barile, tornando così ai livelli di giugno. Sulla stessa scia il Brent, scambiato a 38,30 dollari, anche questo ai minimi di inizio estate.
Sembra dunque essersi esaurito l’effetto arrivato dall’uragano Zeta nel Golfo del Messico che aveva dato una temporanea spinta al greggio nella notte, con la chiusura di due terzi della produzione statunitense locale.
A questo si è aggiunto il ritorno della produzione libica dopo otto mesi di embargo, portando in primo piano i problemi di eccesso di offerta.
Negli Stati Uniti, i dati sulla fornitura di petrolio rilasciati mercoledì dalla U.S. Energy Information Administration hanno mostrato un aumento delle scorte di greggio pari a 4.320 milioni di barili nella settimana che terminava il 23 ottobre. L’aumento segue i dati di martedì dell'American Petroleum Institute che mostrano una crescita parti a 4,577 milioni di barili.
Nuovi lockdown in Europa
A incidere sui prezzi del petrolio sono stati gli annunci di importanti restrizioni in Francia e Germania, mentre Italia e Spagna stanno valutando nuove misure.
Se il Presidente Emmanuel Macron ha dichiarato un lockdown quasi completo, ad esclusione delle scuole, la Cancelliera Angela Merkel ha definito “drammatica” la situazione nel paese, per poi annunciare una serie di misure di restrizione ‘frangiflutti’ per frenare la diffusione del virus.
Il continuo aumento globale dei casi di COVID-19, soprattutto nei Paesi sviluppati, sta dando grande preoccupazione agli investitori, con ulteriori disagi economici in primo piano, piuttosto che le speranze di ripresa viste nei mesi precedenti.
“È stato un colpo dopo l'altro per le prospettive del greggio. Sia che si tratti dell'offerta, con il ritorno in linea della Libia, o della mancanza di disciplina nell'OPEC+, o dei nuovi blocchi in Germania e Francia in questo momento, tutti questi fattori hanno ulteriormente peggiorato le prospettive” per il petrolio, ha detto a Reuters il principale stratega di mercato di CMC Markets and Stockbroking, Michael McCarthy.
Opec+ sotto pressione
Con il numero sempre crescente di casi di COVID-19 che continuano a frenare la domanda di carburante, "la rinascita della pandemia sta mettendo sotto pressione l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) per ritardare l'aumento di produzione previsto per gennaio", scrive ANZ Research in una nota.
L'OPEC+ aveva annunciato all'inizio del mese piani per facilitare i tagli di produzione dagli attuali 7,7 milioni di barili al giorno (pbd) a circa 5,7 milioni di pbd a partire da gennaio 2021.
All'incertezza generale si aggiunge l'elezione presidenziale del 3 novembre, con il timore di un lungo e controverso esito dovuto ai grandi cambiamenti nel modo in cui ogni Stato vota a causa della pandemia COVID-19.