Investing.com - Resta debole il prezzo del petrolio greggio che "balla" intorno quota 45, con il Brent sulla stessa scia, a 53 dollari al barile.
Il greggio, dunque, resta intorno ai minimi toccati nel corso dei giorni di Natale, non riuscendo a risalire a causa di diversi fattori.
Il rallentamento dell’economia globale
Il nuovo anno riprende dove era terminato il precedente, con le preoccupazioni relative allo stato di salute dell’economica mondiale.
In Cina, infatti, l’indice Pmi, anticipatore dell’andamento del settore manifatturiero, è sceso a 49,7 punti, sotto la soglia dei 50 punti per la prima volta nel corso degli ultimi 19 mesi. La quota 50, infatti, rappresenta la soglia di espansione da quella di contrazione dell’economia, provocando così nervosismo sui mercati.
I mercati asiatici, infatti, stamattina hanno chiuso in forte calo, con Hong Kong in crollo del 3%, mentre Tokyo era chiusa per festività. Cali intorno all’1% anche per Shanghai e Shenzhen.
La produzione
Non sembra fermarsi la produzione di petrolio con la Russia che ha toccato il massimo dai tempi dell’Unione Sovietica, secondo alcuni dati diffusi oggi.
Corsa senza fine anche per gli Stati Uniti e Iraq, che proseguono nella loro politica di aumento della produzione, incuranti dei recenti accordi dei Paesi dell’Opec e non Opec.
Inoltre, l’Arabia Saudita taglierà di 900 mila barili al giorno la sua produzione, la il recente aumento per oltre 1 milione di barili al giorno, mina il suo effetto sul mercato.
L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e altri produttori, inclusa la Russia, noti collettivamente come OPEC plus, hanno invece concordato all'inizio di questo mese di tagliare la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno (bpd) per cercare di drenare le scorte globali di greggio e sostenere i prezzi. Ma i tagli non sono previsti fino a gennaio e i prezzi sono diminuiti di oltre il 15% dall'annuncio.
Giovedì si attendono i dati sulla produzione diffusi dall’Api (American Petroleum Institute), in ritardo rispetto al consueto calendario a causa delle festività .
L’andamento dei prezzi nel 2018
Nel corso dell’anno appena terminato, il prezzo del greggio è sceso del 25%, mentre il calo del Brent si è fermato “solo” a quota 20%.
Per il petrolo si tratta, infatti, delle perdite più alte dal 2015 su base annuale per il prezzo del petrolio.
Le previsioni per il 2019
Secondo la Reuters, i prezzi del Brent resteranno sotto i 70 dollari al barile nel corso del 2019, proprio a causa dell’aumento della produzione che renderà vano il taglio alla produzione Opec e del rallentamento economico mondiale.
Il sondaggio è stato diffuso lo scorso 31 dicembre e ha coinvolto 32 esperti tra economisti e analisti.
“I presagi sono lontani dall’essere incoraggianti”, dice Stephen Brennock, broker di Pvm, in merito all’outlook sui prezzi per il 2019.
Secondo JP Morgan (NYSE:JPM), inoltre, il prezzo del petrolio può restare basso a causa dell’Opec che potrebbe non mantenere le promesse sui tagli, con il greggio che potrebbe “avere difficoltà a trovare un sostegno”, secondo Scott Darling, capo del settore gas e petrlio dell’Asia Pacifico dell’istituto.
In controtendenza, invece, le previsioni di Scroders, secondo la quale il prezzo delle materie prime, compreso il greggio, potrebbe aumentare. Il petrolio, spiegano dall'istituto, potrebbe riprendersi visto che "il mercato globale del greggio nel 2019 potrebbe attingere alle proprie scorte".
L’andamento dei titoli petroliferi di oggi
Restano deboli oggi i titoli petroliferi di Piazza Affari con l’eccezione di Saras (MI:SRS), in crescita dell’1%. La peggiore resta Tenaris (MI:TENR), in flessione superiore al 2%, mentre Eni (MI:ENI) e Saipem (MI:SPMI) perdono oltre l’1%.
In Europa, Technip (PA:FTI) crolla ancora a -5%, mentre restano in rosso Total (PA:TOTF) (-1,40%), BP (LON:BP) (-0,77%) e Royal Dutch Shell (-0,21%).