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Petrolio, venditori pagano per liberarsi delle scorte. Crollo del Brent

Pubblicato 21.04.2020, 11:10
© Reuters.
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Di Mauro Speranza 

Investing.com – La giornata di ieri è stata caratterizzata dal virare in negativo del prezzo del petrolio greggio per la prima volta della storia, ma a cause tecniche si unisce l'eccesso delle scorte di petrolio causato dallo shock economico in corso. Il future con consegna a maggio ha chiuso in negativo, evidenziando così cause tecniche ma il contratto di giugno resta sotto i 20 dollari, indicando che il vero problema resta altrove. Crolla, inoltre, il Brent, che scende sotto i 19 dollari.

"Lo shock petrolifero di ieri, con il future di maggio che si chiude in negativo a 37 dollari, è stato un chiaro avvertimento per i naviganti. I manganelli della Fed stanno distorcendo molti mercati e dando un falso senso di sicurezza, ma in questo mercato dove la loro mano non arriva, la gravità della crisi che ci circonda è stata vista in tutta la sua evidenza. Un mercato importante come quello del petrolio è rotto a livello mondiale dalla mancanza di domanda di fronte alla crisi", dice José Luis Cárpatos, CEO di Serenity Markets.

Secondo il report mensile dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, infatti, la domanda di petrolio del mese di aprile potrebbe essere inferiore a quella dello stesso mese del 2019 di ben 29 milioni di barili, quota che rappresenta i minimi dal 1995.

Secondo Link Securites, questo eccesso di scorte ha spinto “gli investitori con contratti di maggio alla vendita e acquistare quelli di giugno e luglio o perdere denaro direttamente prima di dover rendere effettivo l'acquisto di un petrolio che non possono vendere e che non possono neanche immagazzinare a causa della mancanza di spazio fisico per esso".

Dagli Stati Uniti le agenzie di comunicazione scrivevano di un centro di stoccaggio di petrolio in Okahoma ormai prossimo alla massima capacità, con magazzini al collasso.

Si tratta di "un fenomeno senza precedenti” sottolinea Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, “che mette in risalto l'impatto del lockdown sulle economie come non mai. E' chiaro che il petrolio, già in oversupply prima della crisi, e il cui consumo è enormemente impattato dalle misure contenitive, avendo i trasporti tra i principali motivi di utilizzo, è un caso particolare. Ma si tratta di una manifestazione eclatante che l'economia moderna, globalizzata, interrelata e tarata alla massima efficienza, non è disegnata per subire un blocco delle attività. E questo non è un deterioramento, tipico delle recessioni. E' proprio un blocco, che crea da un lato accumuli difficili da assorbire e dall'altro sospensioni di approvvigionamento altrettanto dannose".

"Inoltre”, aggiunge Cárpatos, “un'altra lezione che il petrolio ci ha dato ieri è quanto sia pericoloso qualsiasi asset rischioso, e lo è il mercato azionario, fintanto che questa follia del mercato non smette di dare ogni giorno cigni neri ed eventi impossibili. Qualsiasi sciocchezza è possibile in qualsiasi attività a rischio in qualsiasi momento. È più raro di ieri vedere il petrolio scendere del 300% in giornata e il trading in negativo ci sembra difficile".

E ora che si fa?

L'accordo raggiunto tra Opec, Russia, Stati Uniti e altri produttori sembrerebbe già non essere sufficiente. Da Link Securities informano che "l'Arabia Saudita cercherebbe di convincere i suoi alleati dell'OPEC+ a non aspettare fino all'inizio di maggio per iniziare ad attuare i tagli di produzione concordati". Inoltre, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato ieri dell'acquisto di 75 milioni di barili di petrolio per la Strategic Petroleum Reserve del Paese, oltre a "notare che potrebbe bloccare le importazioni di petrolio saudita".

Come implicazioni di fondo del forte calo del prezzo del greggio a fronte di un eccesso di offerta in un contesto di forte distruzione della domanda, non dobbiamo perdere di vista questioni come le pressioni deflazionistiche (che potrebbero ostacolare un'azione ultra-espansiva delle banche centrali) e la ridistribuzione della ricchezza (dai paesi produttori ai paesi consumatori)", dicono in Renta 4.

"La realtà è che il prezzo del greggio è uno dei beni più penalizzati dalla crisi sanitaria e dalla paralisi dell'attività in molte economie del mondo. Così, fino a quando la produzione non sarà sostanzialmente ridotta, sia per accordi come quello firmato dall'OPEC+, sia per la mancanza di redditività della produzione a questi prezzi, lo squilibrio tra domanda e offerta sul mercato continuerà e i prezzi di questa materia prima rimarranno sotto pressione", concludono in Link Securities.

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