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I trend valutari alla luce degli ultimi avvenimenti

Pubblicato 05.10.2011, 17:27
Aggiornato 05.10.2011, 17:30
Principali fatti della settimana scorsa: è terminata la Golden Week cinese legata alla Festa della Repubblica Popolare; Merkel e Sarkozy hanno fissato la fine di ottobre come termine ultimo per la stabilizzazione dell’Eurozona; la banca Dexia è stata nazionalizzata; la Banca di Inghilterra ha messo in atto il QE2 e ha aumentato da 200 a 275 miliardi la quota per l’acquisto di titoli di stato; il rating sul credito sovrano di Italia e Spagna ha subìto una retrocessione, con prospettiva negativa; i dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti sono risultati migliori rispetto alle attese (Non Farm Payrolls superiori a 103mila unità, considerando che il dato include il ritorno al lavoro di 45mila dipendenti della Verizon); i tassi dei mutui a 30 anni a tasso fisso sono calati per la prima volta al di sotto del 4%, anche in seguito a un piccolo aiuto da parte della Fed; Trichet non ha mantenuto i propri impegni dal momento che la BCE ha mantenuto i tassi invariati all’1,50%, e ci aspettiamo ancora un ribasso di 50 punti base in dicembre; la Reserve Bank of Australia ha mantenuto i tassi al 4,75% ma è atteso un alleggerimento entro la fine dell’anno.

Era più probabile l’attuazione di un QE2 in UK piuttosto che di un QE3 negli Stati Uniti e crediamo altresì che risulterà essere più efficace di quanto sarebbe Oltreoceano. Le ragioni sono principalmente due: per prima cosa in UK l’alleggerimento quantitativo viene attuato in combinazione con un inasprimento della politica fiscale. Ciò potrebbe effettivamente funzionare, laddove negli Stati Uniti si ricorre a tale provvedimento per finanziare la spesa pubblica (inoltre ci sembra che la situazione sia peggiore negli Stati Uniti piuttosto che in Europa, poiché negli USA le necessarie riduzioni della spesa pubblica sono maggiori e non ancora attuate se non a parole). In secondo luogo, poiché tipicamente l’alleggerimento monetario riduce il peso della valuta, questo potrebbe ulteriormente indebolire il dollaro come moneta rifugio e portare a un aumento sia il prezzo delle materie prime che in generale dell’instabilità dei mercati globali.

Ci aspettiamo ancora un default della Grecia, poiché è in pieno svolgimento la fase 1 del processo la ricapitalizzazione delle banche. Dexia è chiaramente un pericoloso precedente e c’è bisogno di molto più capitale per rassicurare gli investitori (una stima del Fondo Monetario Internazionale parla di 200 miliardi). Siamo in attesa del vertice G20 in programma il 4 novembre a Cannes, che promette “una risposta internazionale forte e coordinata”.

La nostra opinione sui paesi G10: il clima è leggermente meno teso, con una minore volatilità e mercati azionari più stabili. Riteniamo che questa “breve scossa” non sia ancora l’inizio di un rally del rischio.

La prossima settimana ci aspettiamo che grazie ai voti ancora mancanti si possano approvare le modifiche al EFSF (European Financial Stability Facility) nonché il suo ampliamento, in particolare con il voto della Slovacchia previsto per martedì. Di nuovo, prima di poter raggiungere qualsiasi azione coordinata è necessario che tutti gli Stati membri abbiano dato il loro assenso all’espansione.

La nostra opinione sui mercati emergenti: dallo scorso luglio abbiamo assistito a un significativo deprezzamento delle monete dei paesi emergenti, con alcune monete (come il Real brasiliano, il Rand sudafricano e il Peso messicano) che hanno perso oltre il 20%. Le perdite nei mercati azionari e obbligazionari dei paesi emergenti sono state significative e sono andate aggravandosi verso la fine del mese. La scorsa settimana ha mostrato una certa distensione, anche se riteniamo che i mercati rimangano altamente sensibili all’avversione al rischio.

Questa settimana seguiremo le decisioni dell’Autorità Monetaria di Singapore e della Banca di Corea, e ci aspettiamo un taglio dei tassi in Indonesia.

Commento a cura del Currency Team di Henderson Global Investors

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