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L’oro sale per l’indebolimento del dollaro ma i guadagni sono limitati

Pubblicato 10.11.2014, 09:58
Un dollaro debole supporta l’oro ma i guadagni restano limitati
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Investing.com - Il prezzo dell’oro è in lieve rialzo questo lunedì, mentre il dollaro resta in calo dopo i dati di venerdì secondo cui sebbene la crescita dell’occupazione sia rimasta solida, l’economia USA ha aggiunto meno posti di lavoro del previsto il mese scorso.

Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a dicembre sono scambiati a 1.171,90 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea, in salita di 2,10 dollari, o dello 0,18%.

Venerdì, il prezzo è crollato a 1.130,40 dollari l’oncia, un livello che non si registrava dall’aprile 2010, prima di schizzare a 1.169,80 dollari, su del 2,38%, o di 27,20 dollari.

Supporto a 1.130,45 dollari, il minimo dal 7 novembre e resistenza a 1.202,40 dollari, il massimo dal 31 ottobre.

L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è in calo dello 0,17% a 87,51.

Il prezzo dell’oro ha spesso un andamento inverso a quello del dollaro, poiché il metallo prezioso diventa meno costoso per i titolari di altre valute.

Venerdì, il Dipartimento per il Lavoro USA ha dichiarato che l’economia ha aggiunto 214.000 nuovi posti di lavoro ad ottobre, al di sotto del previsto aumento di 231.000 unità.

Il tasso di disoccupazione è sceso ad un nuovo minimo di sei anni del 5,8% dal 5,9% di settembre, segnale che l’economia è in fase di miglioramento.

I dati hanno spinto gli investitori a vendere il biglietto verde per bloccare i profitti dopo la recente impennata della valuta, ma non hanno influito sulle aspettative che la Federal Reserve possa alzare i tassi di interesse prima delle principali controparti.

Recentemente, la Fed ha concluso il suo programma di acquisti mensili di bond e dovrebbe aumentare i tassi nel 2015, ma la tempistica esatta dell’aumento dei tassi di riferimento dipenderà dall’andamento dei dati statunitensi.

Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse sono ribassiste per l’oro, dal momento che il metallo prezioso non riesce a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi sono alti.

Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a dicembre scendono di 0,1 centesimi, o dello 0,01%, a 15,71 dollari l’oncia troy. Venerdì il prezzo è crollato a 15,04 dollari l’oncia, un livello che non si registrava dal febbraio 2010.

Il rame con consegna a dicembre sale di 0,5 centesimi, o dello 0,17%, a 3,044 dollari la libbra.

I dati ufficiali rilasciati nel corso del fine settimana hanno mostrato che le importazioni cinesi di rame sono aumentate del 2,6% ad ottobre rispetto al mese precedente, ad un totale di 400.000 tonnellate metriche, il secondo aumento mensile consecutivo e il massimo da aprile.

Il surplus commerciale della nazione asiatica è salito a 45,4 miliardi di dollari il mese scorso dai 31,0 miliardi di settembre, contro le previsioni di una lettura pari a 42,0 miliardi di dollari.

Le esportazioni cinesi sono cresciute dell’11,6% rispetto all’anno precedente ad ottobre, superando le previsioni di un incremento del 10,6%, mentre le importazioni sono aumentate del 4,6%, contro le aspettative di un aumento del 5,5%.

I dati commerciali hanno anticipato il report governativo pubblicato questa mattina che ha mostrato che l’inflazione cinese è rimasta vicino al minimo degli ultimi cinque anni dell’1,6% ad ottobre, invariata rispetto a settembre e in linea con le stime degli analisti.

L’indice dei prezzi alla produzione ha subito un calo del 2,2% ad ottobre rispetto allo scorso anno, più del previsto.

La Cina è il principale consumatore mondiale di rame, con il 40% della domanda globale l’anno scorso.

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