Se si parla di criptovalute e dichiarazione dei redditi non si può non nominare il monitoraggio fiscale. Di cosa si tratta? Il monitoraggio fiscale è un adempimento obbligatorio a cui sono chiamati tutti i contribuenti fiscalmente residenti in Italia. Deriva da una legge introdotta nel 1990 per permettere all’Agenzia delle Entrate di monitorare le attività estera di natura finanziaria detenute dai residenti del nostro paese. Ma quindi le criptovalute sono attività estere di natura finanziaria? Ecco la domanda da un milione di dollari: il nostro parere è negativo, ma quello dell’Agenzia delle Entrate è l’opposto. Per quale motivo? Proviamo ad analizzare la questione.
Dalla risposta a interpello n.788/2021 abbiamo afferrato un concetto: l’Agenzia delle Entrate equipara le criptovalute alle valute tradizionali definendole “valute virtuali“. Con riferimento agli obblighi di monitoraggio fiscale poi, il DL n.167/1990 prevede che le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società semplici residenti in Italia che detengono attività estere di natura finanziaria suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia debbano indicare tali beni nella dichiarazione dei redditi. In altre parole: se un contribuente possiede criptovalute è obbligato ad inserire il valore complessivo delle stesse all’interno del quadro RW della dichiarazione. E se non lo fa? In questo articolo abbiamo approfondito le possibili sanzioni.
Citando l’interpello sopra menzionato: