Di Alessandro Albano
Investing.com - C'era una volta una società di criptovalute che prometteva un ritorno mensile del 10% con un investimento minimo di "soli" 10 mila euro. E' la storia della New Financial Technology, società di Silea (Treviso) ma con sede a Londra nata da un'idea di Christian Visentin, la quale, grazie al suo algoritmo speculativo, "garantiva" ritorni importanti in tempi brevi.
Tutto più o meno bene fino a luglio, quando la società, guidata da altri due soci quali l’avvocato romano Emanuele Giullini e Mauro Rizzato che facevano da sponda tra l'Italia e Dubai, ha smesso di pagare i dividendi facendo sparire 100 milioni di euro di risparmi degli investitori.
Ponzi 2.0?
Crollo del Bitcoin o schema Ponzi? Su questo dovranno indagare le autorità ma intanto, in un'intervista rilasciata a La Repubblica, l'avvocato Giullini, ora unico amministratore della società, ha affermato che "si tratta solo di esagerazioni di stampa" e che i risparmiatori "riavranno i propri soldi".
Sul denaro, però, restano ancora molto dubbi come confermato dallo stesso Giullini: "Sto facendo accertamenti ma al momento non si sa perché non ho accesso ai portafogli dei clienti. Stiamo indagando sui comportamenti di Visentin, ma al momento non posso dire altro".
"Bisogna accertare quello che ha fatto Visentin", ha risposto l'avvocato a Repubblica, che intanto ha rimosso gli altri due soci dalla società dopo aver portato avanti accertamenti, per altro ancora in corso, e aver rilevato "delle anomalie nel suo operato". "Ma non posso dire altro", ha aggiunto.
A detta dell'avvocato, Visentin vive "segregato“ a Dubai, dov'è iscritto all'Aire (registro italiani residenti all'estero) mentre di Mauro Rizzato se ne sarebbero perse le tracce, in attesa di di capire se Giullini tirerà fuori un'ipotesi di reato o meno. Intanto, secondo diversi organi di stampa, la Guardia di Finanza avrebbe già in mano il dossier.
Informazioni mancanti
Ma facciamo un passo indietro. La Nft non è mai risultata al registro degli operatori finanziari autorizzati da Consob e, stando a quanto hanno detto gli inventori, non avrebbe mai offerto il prospetto informativo obbligatorio per gli investimenti finanziari.
Inoltre, guardando il bilancio al 2020, uno dei pochissimi a disposizione, si scopre un buco da 3 mila sterline e diverse società legate tra cui: la Trestone Investment di Dubai con Visentin e Giullini soci, la Nft Digital Trust Kb di Stoccolma, il sito ancora attivo "nftcoindao", o la New Financial Technology Consulenza guidata dal solo Giullini.
Una società che, a detta di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, avrebbe messo in piedi "un mero schema piramidale 2.0". "Da quel che si è capito, il Bitcoin è stato usato come specchietto per le allodole. Sfruttando il grande entusiasmo che c’è dietro a questi prodotti», ha spiegato Dona a Repubblica.
Responsabilità anche dei promotori
Intanto, secondo le segnalazioni arrivate al Movimento Difesa del Cittadino, sarebbero tra i 4 e i 6 mila i clienti in tutta Italia e perfino in Svizzera che hanno deciso di mettere il proprio denaro nella Nft con versamenti che vanno dai 10 mila ai 300 mila euro.
Il Movimento DdC, tramite l'avvocato Matteo Moschini e team legale, stanno portando avanti la causa per cercare il denaro sparito e "capire la strada presa dai soldi che, se sono stati trasferiti altrove, sono sicuramente passati per Dubai".
Le responsabilità, secondo quanto affermato da Moschini al Corriere, "non andranno cercate solo tra i soci, ma anche tra i promotori che hanno venduto i prodotti finanziari".
"Oltre alle denunce presenteremo una diffida con l’intimazione alla restituzione del capitale non solo ai tre soci Emanuele Giullini, Christian Visentin e Mauro Rizzato ma anche agli agenti, perché sono stati loro a convincere i clienti guadagnando anche molto, si parla di profitti dal 5 al 10% di quello che vendevano", ha detto l'avvocato.