di Francesca Piscioneri
ROMA (Reuters) - Si media ancora sul Jobs act nel tentativo di non mettere la fiducia alla Camera, come invece è accaduto al Senato, inasprendo ulteriormente i contrasti interni al Pd, partito del premier Matteo Renzi.
"Spero che non si arrivi alla fiducia, sarebbe un errore", ha ribadito in Transatlantico l'ex segretario democratico Pier Luigi Bersani mentre stasera si aspetta di ascoltare la posizione di Renzi nella Direzione convocata alle 21,00.
A sentire Filippo Taddei però, responsabile per l'Economia e il Welfare del Pd, molto vicino al premier-segretario, "ad oggi, l'orientamento di Palazzo Chigi rimane quello di mantenere il testo come uscito dal Senato".
Il sottosegretario al Welfare, Teresa Bellanova, che segue l'iter parlamentare della delega e tenta la mediazione, non ha escluso nel pomeriggio che il governo accetti di inserire una modifica che, accogliendo le richieste della minoranza Pd, garantisca il diritto alla reintegra in caso di licenziamento ingiusto per motivi disciplinari.
In sostanza si tratta di recepire una parte della mozione votata a larga maggioranza dalla Direzione del Pd di fine settembre che mantiene l'articolo 18 per i licenziamenti discriminatori e disciplinari gravi, escludendolo per quelli economici per i quali sarà previsto solo un indennizzo in denaro.
L'apertura è vincolata al rispetto dei tempi, che sono stretti. Il governo vuole che la Camera approvi il testo entro la prossima settimana, prima che in aula arrivi la legge di Stabilità prevista, al momento, per il 24 novembre.
Il Jobs act dovrà essere operativo a inizio 2015, ha più volte detto Renzi, parlando apertamente di ricorso alla fiducia in caso di lungaggini.
In Senato, il governo si è impegnato a recepire nei decreti delegati la mozione della Direzione Pd ma la minoranza del partito preme perché tali modifiche siano indicate già in delega per evitare ulteriori fughe in avanti del governo in sede di decreti delegati.
Oggi alle 16,00 è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti, in tutto circa 550. Il gruppo del Pd in commissione Lavoro, ne ha presentati 15, come riferito dal presidente, Cesare Damiano.
Tra questi anche la richiesta di "garanzia della reintegra nei casi di licenziamento per motivi discriminatori e quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa la qualificazione della fattispecie". Come prevede la mozione di fine settembre.