di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Ad aprile scade il cda della Rai. E' formato da nove persone (attualmente 8, dopo le dimissioni di Luisa Todini non rimpiazzata): sette di nomina della commissione parlamentare di Vigilanza (solitamente 4 di maggioranza e 3 di opposizione, gli attuali nominati dal passato Parlamento a maggioranza di centrodestra) e due (compreso il presidente) del Tesoro, azionista di riferimento.
Matteo Renzi ha confermato ieri che prima di quella scadenza il suo governo avanzerà una riforma della Rai, con un ddl o un decreto se servirà, che ne tolga il cda dal controllo dei partiti e ne esalti i compiti "culturali ed educativi".
Tradotto vuol dire meno tv commerciale e più servizio pubblico, compresa probabilmente una parziale privatizzazione che metta fine al duopolio tv italiano, già zoppicante a dire il vero dopo la fine dell'analogico e l'imperversare di parabole e digitale. Nel frattempo il cda di viale Mazzini, l'attuale, dovrà esaminare la riforma di tg e informazione proposta dal direttore generale.
La rivoluzione annunciata da Renzi riporterà l'attenzione su piazza del Nazareno dove è la sede nazionale del Pd ma anche dove si trovano gli uffici romani di Mediaset.
I fuochi d'artificio, vedi polemiche su e con Maurizio Gasparri, sono già iniziati. Solo spettacolo e intrattenimento?