Sorprende in negativo la lettura del Pil italiano, che nel terzo trimestre non è riuscito a tenere il pur debole passo dei tre mesi precedenti e quello modesto dei principali partner europei, suonando un campanello d'allarme per il governo.
Secondo i dati preliminari diffusi stamane da Istat, l'economia è cresciuta dello 0,2% su base trimestrale e dello 0,9% su anno, mentre la mediana delle attese degli economisti prospettava un'espansione congiunturale dello 0,3% e una crescita tendenziale di 1%.
Nei tre mesi precedenti il Pil italiano ha mostrato una crescita dello 0,3% su trimestre e dello 0,7% su anno.
L'intero blocco della valuta unica tra luglio e settembre ha segnato una crescita congiunturale dello 0,3% dallo 0,4% dei tre mesi precedenti.
Numeri in ogni caso stentati che, insieme a quelli rasoterra dell'inflazione, fanno ben comprendere perchè la Banca centrale europea sia pronta ad aumentare la portata dello stimolo monetario già a dicembre.
La lettura del dato italiano acquisisce una nota più negativa se si considera che nel trimestre estivo l'economia ha beneficiato dell'effetto dell'Esposizione universale di Milano, iniziata a maggio e proseguita fino alla fine di ottobre.
"Al netto dell'Expo, che è comunque un fattore estemporaneo, l'economia non si è mossa", sottolinea Fedele De Novellis di Ref Ricerche.
La crescita acquisita nel 2015 è dello 0,6%, rileva Istat. A detta degli economisti il target di crescita della 0,9% indicato dal governo per quest'anno è a rischio.
"Sull'intero anno, la previsione di +0,9% del governo ci sembra ben difficile da raggiungere. Noi avevamo già una stima di +0,8%, che implicherebbe un'accelerazione nel quarto trimestre a +0,4%, al momento la teniamo ma con qualche rischio al ribasso", argomenta Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo (MI:ISP).
In attesa della pubblicazione dello spaccato delle componenti nelle prossime settimane, Istat ha anticipato come agricoltura, industria e servizi abbiano aumentato il loro valore aggiunto.
"La debolezza mostrata nel trimestre estivo dalla produzione industriale non è stata compensata da una performance più robusta dei servizi, come invece noi ci aspettavamo", sottolinea Loredana Federico di UniCredit.
La domanda interna al lordo delle scorte ha dato un contributo positivo, al contrario della componente estera netta, ha inoltre reso noto l'istituto di Statistica.
Allargando lo sguardo ai principali partner europei, i numeri relativi al Pil del terzo di trimestre di Francia e Germania segnalano come Parigi e Berlino si siano mosse in linea, crescendo entrambe dello 0,3%.
Il tratto comune sembra proprio essere l'apporto più significativo della domanda interna a dispetto di un export claudicante, che risente della frenata dei Paesi emergenti, Cina in testa.
- hanno collaborato Antonella Cinelli da Roma, Sabina Suzzi e Luca Trogni da Milano