Di Mauro Speranza
Investing.com – L'economia italiana nel primo trimestre 2020 ha visto una flessione che conferma la portata eccezionale della crisi causata del coronavirus. Secondo l'Istat, infatti, il calo del PIL italiano dei primi tre mesi dell'anno è stato pari al 5,3% in termini congiunturali e del 5,4% in termini tendenziali rispetto allo stesso periodo 2019, “mai registrati dal primo trimestre del 1995”.
Il dato diffuso oggi dall'istituto di statistica risulta rivisto al rialzo rispetto a quello preliminare che si fermava al -4,7% e inferiori alle attese del governo, il quale stimava un calo del 5,5%. Secondo l'esecutivo, nel prossimo trimestre (aprile-giugno) il PIL dovrebbe vedere un crollo del 10,5%, per poi tornare a crescere nel terzo trimestre, aprendo la strada ad una crescita significativa nel 2021.
La crisi causata dal coronavirus è "senza precedenti nella storia recente", dichiarava oggi il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visto, aggiungendo che l'incertezza sulla ripresa "è forte" e quest'anno il Pil italiano potrebbe subire una contrazione tra il -9% e il -13%.
“Stiamo attraversando la più grande crisi sanitaria ed economica della storia recente”, aggiungeva il governatore, “che mette a dura prova l'organizzazione e la tenuta dell'economia e della società. I tempi e l'intensità della ripresa che seguirà la fase di emergenza dipendono da fattori difficili da prevedere".
I dettagli sull'economia
In particolare, l'Istat spiega che la caduta del Prodotto Interno Lordo è stata causata dal crollo della domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera, anch’essa in calo, ha fornito un contributo negativo meno marcato (-0,8 punti percentuali).
Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato fortemente negativo per 4 punti e quello degli investimenti per 1,5, mentre un ampio contributo positivo (+1 punto percentuale) è venuto dalla variazione delle scorte.
Alla contrazione dell’attività produttiva ha corrisposto una decisa riduzione dell’input di lavoro in termini sia di ore lavorate sia di ULA, mentre le posizioni lavorative hanno registrato una sostanziale stabilità.
L'Istituto di statistica precisa che il primo trimestre del 2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -5,5%.
Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell’1,9%, dell’8,1% e del 4,4%.
La spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato una diminuzione in termini congiunturali del 7,5%. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono diminuiti del 17,5%, quelli di beni non durevoli dello 0,9%, quelli di servizi del 9,2%, mentre quelli dei beni semidurevoli sono diminuiti dell’11,4%.