Di Alessandro Albano
Investing.com - I timori sull’inflazione aumentano notevolmente anche in Europa dopo i dati pubblicati tra mercoledì e giovedì sull’andamento dei prezzi al consumo in Spagna, Germania e Italia, con l'aumento dei tassi BCE che inizia a diventare un'opzione sempre più reale.
A Madrid è stato reso noto che, nel mese di marzo, l’indice armonizzato IPC ha mostrato un incremento del 3,9% su base mensile e del 9,8% su base annuale. Le attese del mercato erano fissate per un incremento del 2,8% m/m e del 8,1% a/a.
In Germania, Destatis ha comunicato che l’indice armonizzato dei prezzi al consumo ha evidenziato un aumento del 2,5% m/m e del 7,6% a/a, ben superiore alle stime del consensus (1,8% m/m e 6,7% a/a), mentre a Roma l'Istat ha fatto sapere che i prezzi al consumo sono aumentati del 6,7% a marzo YoY e dell'1,2% MoM (consenso 6,4% per l'annuale).
"Questi dati preliminari - scrive in una nota Filippo A. Diodovich, senior market strategist di IG Italia - lasciano intendere che l’inflazione nella zona euro farà segnare nuovi record. Attenzione ai dati di venerdì su Eurozona e Unione Europea".
A pesare sul paniere generale dei prezzi sono ancora una volta i beni energetici i quali, solo in Italia, sono accelerati da +45,9% di febbraio ad +52,9% di marzo. In particolare, l'Istat segnala l'aumento della componente non regolamentata, da +31,3% al +38,7% attuale.
Crescita dei rendimenti dei bond governativi
Come fa notare l'esperto di IG, sui mercati obbligazionari abbiamo assistito ad un forte aumento dei rendimenti, "un'ulteriore accelerazione al rialzo dopo quella già registrata nelle scorse settimane". Nonostante il Btp a 10 anni sia oggi in calo del 3,2% poco sopra il 2% di rendimento, il benchmark ha registrato un aumento di 40 punti base base circa nell'ultimo mese.
"Gli investitori stanno scontando un cambio di rotta in politica monetaria da parte delle banche centrale e in particolar modo della Bce. Nell’ultimo meeting dell’istituto di Francoforte si era già capito che i falchi avevano guadagnato consensi all’interno del Governing Council. I dati sull’inflazione confermano le preoccupazioni dei membri più conservatori e porteranno i banchieri centrali europei a discutere sempre più spesso di un rialzo dei tassi di interesse", spiega Diodovich.
Al momento le prospettive di IG sono fissate per "un unico aumento del costo del denaro nel Vecchio Continente" ma - afferma il manager - se le pressioni inflazionistiche continueranno ad aumentare "i rialzi potrebbero essere anche 2 o 3".
E sul valutario?
Il cambio euro dollaro ha guadagnato notevolmente dopo i dati sull’inflazione. L’EUR/USD è salito fino a un massimo intraday a 1,1162, livelli che non si vedevano da 4 settimane.
"Il superamento della resistenza di breve a 1,1138 ha inviato qualche segnale positivo aprendo uno spiraglio alla realizzazione di un segmento rialzista anche verso i prossimi target a 1,12 e 1,1246, picco del 28 febbraio. Segnali contrari solamente sotto 1,1085", aggiunge lo strategist di IG Italia.