di Stefano Bernabei
ROMA (Reuters) - La riforma delle banche di credito cooperativo dovrebbe essere essere operativa al massimo entro un anno, in anticipo sui termini previsti dalla legge, secondo le aspettative della Banca d'Italia che oggi ha emanato le disposizioni attuative.
Varata a febbraio di quest'anno, la riforma mira a ridurre banche e gruppi bancari italiani a poco più di 120 dai 486 attuali e a rafforzare patrimonialmente il comparto del credito cooperativo che, con il nuovo assetto, finirà probabilmente sotto la vigilanza della Bce e dovrà essere capace di ricapitalizzarsi rapidamente in caso di necessità.
Bankitalia si aspetta che la riforma possa decollare entro 6/12 mesi da oggi, in anticipo sui termini di legge che prevedono al massimo per il 3 maggio 2018 le richieste per costituire le nuove capogruppo di Bcc.
"Il 3 maggio 2018 è il termine ultimo per le istanze di costituzione dei gruppi di Bcc ma la nostra aspettativa è di non arrivare fino a quel termine", ha detto il capo della vigilanza di Banca d'Italia Carmelo Barbagallo.
"Ci auguriamo che già all'inizio del prossimo anno vengano presentate le istanze, in modo che tra 6-12 mesi da oggi si riesca a far partire la riforma", ha aggiunto.
Varato a febbraio 2016, il nuovo assetto del credito cooperativo mira a rafforzare il comparto in una fase in cui la vigilanza chiede di avere meno banche e più capitalizzate, per fronteggiare rischi attuali e prospettici. Dovranno essere costituiti uno o più gruppi bancari di Bcc legati da un contratto di coesione e con una capogruppo Spa che deve avere un patrimonio netto di almeno 1 miliardo di euro. La peculiarità del nuovo assetto è che le Bcc aderenti al gruppo controllano con maggioranza assoluta la capogruppo, ma accettano con il contratto di coesione di essere controllate dalla loro stessa controllata.
EARLY WARNING
Il potere di direzione e coordinamento della capogruppo, che può nominare e revocare la maggioranza dei board delle Bcc affiliate, serve a prevenire situazioni critiche nel gruppo, anche attraverso un sistema di early warning. Questo potere sarà proporzionale alla rischiosità delle banche aderenti al gruppo.
"La riforma nasce dall'esigenza di superare le difficoltà delle Bcc a ricapitalizzarsi rapidamente in caso di necessità", ha spiegato Barbagallo.
Secondo dati aggiornati a fine giugno, gruppi e banche Bcc sono 355 su un totale di 486, oltre 72% del totale in Italia. Gli sportelli di questo comparto sono 4.385 (15,3% del totale) con 30.777 dipendendi (10,5% del totale). Le Bcc a fine giugno avevano nel complesso 236 miliardi di attivo (7,6% del totale) con un CET1 del 16,7% sopra il 12,4% medio di sistema, secondo dati Bankitalia.
RAPIDA RICAPITALIZZAZIONE
Il numero di gruppi attorno a cui dovranno coagularsi le Bcc per attuare la riforma deve garantire che saranno "gruppi molto robusti", in grado di fronteggiare rapidamente eventuali necessità di ricapitalizzazione. Se alla fine si dovesse arrivare alla costituzione di due gruppi, ragionevolmente saranno costruiti attorno alle holding di Iccrea e di Cassa Centrale Banca, mentre è già previsto che le altoatesine Casse Raiffeisen creeranno un gruppo provinciale.
"La nostra considerazione è di tipo prudenziale, non tifiamo per uno o più gruppi, ma per un certo numero, quale che sia, di gruppi 'molto robusti', nessuno dice che due - oppure uno - non possano esserlo", ha spiegato il capo della vigilanza di Via Nazionale.
Le nuove entità bancarie che verranno dalla riforma "saranno vigilate dalla Bce – se supereranno un attivo di 30 miliardi di euro - ma con una importante componente sul territorio che potrebbe richiedere una vigilanza locale", spiega Barbagallo.
Il tema è tutt'ora aperto e "l'ultima parola spetta alla BCE. Se un gruppo è significativo, anche le sue componenti sono considerate significative; in tal caso la competenza per la vigilanza spetterà alla Bce e per la risoluzione al Srb a Bruxelles".
VIGILANZA BCE
Per questi nuovi gruppi bancari significativi sotto la vigilanza della Bce, probabilmente, come già accaduto per le banche passate sotto il sistema di vigilanza unico, ci saranno asset quality review e uno stress test, condotti da Bce nei mesi successivi alla loro creazione. Questo permetterà di definire le esigenze patrimoniali dei nuovi gruppi.
"I gruppi dovranno avere fin dall'inizio un capitale adeguato, quindi inizialmente non ci sarà necessità di aumentare il capitale ma immaginiamo che nel tempo questo capitale possa essere incrementato, se necessario. Molto dipenderà dall'andamento del rischio di credito e, quindi, in ultima istanza dall'andamento dell'economia", ha detto Barbagallo.
In caso di necessità di ricapitalizzazione, la capogruppo godrà della garanzia in solido delle affiliate che destineranno il capitale in eccesso rispetto ai loro requisiti obbligatori.