di Elvira Pollina e Giuseppe Fonte
MILANO/ROMA (Reuters) - Dopo due mesi di crescita, il tasso di disoccupazione in Italia è tornato a scendere a novembre, in un quadro di sostanziale stabilità dell'occupazione e di aumento degli inattivi, mentre si moltiplicano i segnali di rallentamento dell'economia, che potrebbe essere scivolata in recessione nell'ultima parte del 2018.
Stando ai dati diffusi stamane da Istat, il tasso di disoccupazione a novembre è sceso a 10,5% da 10,6% del mese precedente, a fronte di un calo dei disoccupati di 25 mila unità accompagnato da un aumento degli inattivi di 26.000 unità, mentre gli occupati sono cresciuti di appena 4.000 unità.
Rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, il tasso di occupazione è aumentato di 3 decimi a 58,6%, mentre il tasso di disoccupazione è sceso di mezzo punto.
"Emergono segnali di stanchezza dal punto di vista della capacità dell'economia di generare nuovi posti di lavoro, coerente con un quadro di crescente sottostante che non c'è", commenta Paolo Pizzoli, economista di Ing.
A parere di Pizzoli, dopo la contrazione di 0,2% osservata tra giugno e settembre, la probabilità di avere una recessione tecnica nel quarto trimestre è abbastanza elevata.
"È verosimile che la prima parte di quest'anno sia caratterizzata da una crescita debole del'economia anche al di fuori dei confiti italiani, e questo depotenzia la possibilità di una'accelerazione della domanda di lavoro", osserva Pizzoli.
In prospettiva, i fattori d'incertezza sono numerosi e comprendono la debolezza della congiuntura internazionale, l'incerto esito del negoziato tra Cina e Stati Uniti sulla disputa commerciale, che sta frenando l'intera economia mondiale, la modalità di uscita delle Gran Bretagna dall'Unione europea e le elezioni Ue di maggio.
A ciò si aggiunge il rischio che riaffori la tensione tra l'Italia e i partner europei, dopo il tormentato percorso che ha portato all'accordo per evitare la procedura d'infrazione sulla legge di bilancio, contenente, tra l'altro, le risorse per finanziare il cosiddetto reddito di cittadinanza (in tutto circa 7,1 miliardi).
Il decreto contenente la misura bandiera del Movimento Cinque Stelle non è stato ancora varato, ma il provvedimento consiste di fatto in un sussidio di reinserimento nel mondo del lavoro riservato alle fasce più deboli della popolazione, che dovrebbe essere erogato da aprile.
Centrale sarà il ruolo di coordinamento dei centri per l'impiego, che dovranno indirizzare il beneficiario della misura nelle ricerca del lavoro sottoponendogli delle offerte. Dopo tre rifiuti nell'arco di 18 mesi, il beneficiario perderebbe il diritto al sussidio.
Sull'efficacia nel breve termine della misura, i dubbi degli addetti ai lavori non mancano.
L'incognita principale riguarda il ruolo dei centri dell'impiego, di cui è previsto un potenziamento, ma la cui capillarità non sarà nemmeno confrontabile con quella di altri Paesi europei con misure analoghe, come la Germania.
"Ricondurre figure marginalizzate sul mercato del lavoro è ancora più difficile in una fase congiunturale non favorevole, anche se come sembra, saranno previsti degli incentivi per le imprese che le assumeranno", conclude Pizzoli.