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Italia, povertà assoluta in crescita, giovani i più a rischio - rapporto Istat

Pubblicato 15.05.2024, 11:32
© Reuters. Una veduta aerea del centro di Roma. 12 agosto 2004.   REUTERS/Alessandro Bianchi

ROMA (Reuters) - In Italia la povertà assoluta è cresciuta negli ultimi dieci anni con l'incidenza che risulta maggiore tra i più giovani, mentre il lavoro non è più in grado di garantire le famiglie contro il rischio economico.

E' quanto emerge dal Rapporto annuale 2024 dell'Istat, presentato stamani in Parlamento.

Nel 2023 l'incidenza della povertà assoluta è stata dell'8,5% tra le famiglie e del 9,8% tra gli individui, rispetto al 6,2% e al 6,9% rispettivamente nel 2014. Si tratta di livelli mai toccati negli ultimi 10 anni, per un totale di 2,2 milioni di famiglie e 5,8 milioni di individui.

E' tra i minorenni che lo scorso anno si è registrata l'incidenza più alta (14%), che ha interessato 1,3 milioni di persone. Valori più alti della media nazionale anche per i 18-34enni (11,9%) e i 35-44enni (11,8%).

LAVORO POVERO

Istat spiega che "il reddito da lavoro ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico".

Nell'ultimo decennio, infatti, pur con il tasso di occupazione in aumento, l'incidenza della povertà individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9% nel 2014 al 5,3% nel 2019, fino al 7,6% l'anno scorso.

I dipendenti risultano più penalizzati degli autonomi, e quello degli operai è l'unico sottogruppo di lavoratori per cui l'incidenza di povertà - passata dall'8,7% nel 2014 al 14,6% nel 2023 - è costantemente superiore alla media nazionale.

DISUGUAGLIANZA

Nel 2023 la spesa media equivalente delle famiglie (che tiene conto del numero di componenti e dei differenti bisogni di consumo) in termini reali ha registrato un calo del 5,8% rispetto al 2014.

© Reuters. Una veduta aerea del centro di Roma. 12 agosto 2004.   REUTERS/Alessandro Bianchi

La flessione è stata più forte per i ceti bassi e medio-bassi (-8,8 e -8,1% rispettivamente), ma anche il ceto medio e medio-alto ha risentito del peggioramento più della media nazionale (-6,3 e -7,3%). Solo le famiglie più abbienti hanno contenuto le perdite (-3,2%).

Il rapporto spiega che "le distanze in termini reali tra famiglie più e meno abbienti, appartenenti ai due quinti estremi, si sono ampliate in particolare nell'ultimo triennio" con la ripresa inflazionistica, specie nel corso del 2022.

(Antonella Cinelli, editing Valentina Consiglio)

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