ROMA (Reuters) - La produzione dell’industria italiana a gennaio ha messo a segno un rimbalzo decisamente superiore alle attese, che non sembra tuttavia sufficiente a consentirle di uscire dalla condizione di stagnazione.
Secondo i dati diffusi questa mattina da Istat, nel mese osservato l’indice destagionalizzato della produzione ha segnato un rialzo del 3,2% su base mensile da -2,7% di dicembre, contro attese per un incremento dell’1,2%.
"Ad esclusione dell’energia, unico aggregato in flessione, la dinamica mensile positiva è estesa ai principali raggruppamenti di industrie", spiega Istat nella consueta nota, precisando che alla marcata volatilità dell’indice destagionalizzato nell’ultimo bimestre "ha contribuito la particolare disposizione, in tale periodo, dei giorni lavorativi di calendario".
A perimetro annuo, l’indice corretto per gli effetti di calendario segna a gennaio una contrazione - la ventiquattresima consecutiva - dello 0,6% dopo il -6,9% di dicembre.
RESTA QUADRO DI DEBOLEZZA
Il rimbalzo di inizio anno non permette alla produzione di lasciarsi alle spalle la stagnazione, dice in un report Prometeia, sottolineando come nella media del trimestre novembre-gennaio il livello resti invariato.
Per Paolo Pizzoli, senior economist di Ing, la produzione si sta stabilizzando "con uno spazio limitato di accelerazione nel breve termine".
Il quadro della produzione pesa sulle prospettive dell’economia italiana per il 2025, tra tensioni geopolitiche, timori di guerra commerciale e le difficoltà nella messa a terra delle risorse del Pnrr.
Lo scorso anno la crescita del Pil si è fermata allo 0,7% a fronte dell’1% che era l’obiettivo ufficiale del governo, con il quarto trimestre che ha registrato un asfittico +0,1% congiunturale dopo la stagnazione nei tre mesi precedenti.
Per l’anno in corso Palazzo Chigi punta a un’espansione dell’1,2%, ma i principali previsori vedono il Pil decisamente al di sotto dell’1%.
Pizzoli segnala "un po’ di luce in fondo al tunnel": il piano europeo Re-Arm e la spesa tedesca per infrastrutture "avranno probabilmente un impatto positivo sull’industria italiana nel lungo periodo".
(Antonella Cinelli, editing Stefano Bernabei)