RIAD/DUBAI (Reuters) - L'Arabia Saudita prevede di aprire il mercato azionario agli investimenti diretti da istituzioni finanziarie estere nella prima metà del prossimo anno.
E' quanto ha annunciato l'autorità di vigilanza sui mercati.
L'apertura del mercato saudita, che capitalizza circa 530 miliardi dollari, è una delle riforme economiche più attese.
"Il mercato sarà aperto alle istituzioni finanziarie estere idonee a investire in azioni quotate nella prima metà del 2015, con il permesso di Dio", si legge in un comunicato dell'Autorità Capital Market.
Le autorità saudite vogliono aprire il mercato azionario per creare posti di lavoro, diversificare l'economia al di là del petrolio e imporre alle imprese locali una maggiore disciplina di mercato.
Ma il governo ha ritardato l'attuazione della riforma, in preparazione da anni, a quanto pare preoccupato dalla prospettiva di una maggiore volatilità del mercato, nonché a causa della sensibilità politica del tema.
Attualmente, gli stranieri possono comprare azioni saudite tramite swap che coinvolgono banche internazionali e attraverso un piccolo numero di Etf.
Si stima che gli stranieri controllino circa il 5% del mercato saudita.
L'interesse estero per azioni saudite è enorme per via del potenziale economico del paese arabo: ieri il Fmi ha alzato le previsioni sulla crescita del Pil nel 2014 al 4,6%.
Il mercato saudita tratta o scambierà a breve alcune delle principali blue chip dell'area, tra cui Saudi Basic Industries, uno dei maggiori gruppi petrolchimici a livello mondiale, e National Commercial Bank, il più grande finanziatore del regno, che a fine anno debutterà tramite un'Ipo che potrebbe valere 4-5 miliardi di dollari.
"Questa è una mossa storica per l'Arabia e per la regione", commenta Rami Sidani, responsabile degli investimenti del Medio Oriente per Schroders, che ha già circa 250 milioni di dollari investiti in Arabia Saudita, in modo indiretto.
L'indice di mercato saudita balza del 2,7% circa in risposta all'annuncio; dall'inizio dell'anno sta guadagnando il 17% circa.
Si stima che gli investitori stranieri possiedano circa il 15% degli altri mercati azionari dell'area del Golfo. Se la presenza in Arabia Saudita raggiungerà un livello simile, potrebbe significare un afflusso di circa 50 miliardi dollari nel paese.
FLUSSI LENTI PER EVITARE IMPATTO TROPPO FORTE
In pratica, però, le autorità saudite agiranno all'interno di un quadro normativo teso a garantire che gli afflussi siano molto più lenti. I regolamenti per la riforma verranno pubblicati nei prossimi mesi; quindi, comincerà un periodo di novanta giorni per effettuare una consultazione pubblica.
Le proposte diffuse dalle autorità saudite indicano che l'Arabia Saudita seguirà un modello simile a Cina, Taiwan e altri importanti mercati emergenti.
E' probabile che potranno operare solo investitori stranieri qualificati, che dovranno attenersi a delle quote sugli investimenti nel mercato. Probabili, inoltre, massimali di proprietà straniera nelle aziende.
In particolare, le istituzioni estere dovrebbero aver bisogno di almeno 5 miliardi dollari di asset in gestione a livello globale per ottenere licenze e non dovrebbero superare il 5% nel capitale di una società saudita. Inoltre, stando alle proposte circolate in passato, agli stranieri non dovrebbe essere consentito di avere complessivamente più del 20% del capitale di un'azienda.
I banchieri locali si attendono che inizialmente non venga concessa più di una decina di licenze, mentre quelle successive verranno concesse poco alla volta e con grande cautela.
"Questo è un potenziale punto di svolta per la regione", commenta Salah Shamma, co-responsabile delle azioni regionali al gigante statunitense di gestione del fondo Franklin Templeton.