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Usa, a febbraio prevista crescita posti lavoro più lenta, ma solida

Pubblicato 10.03.2023, 10:06
Aggiornato 10.03.2023, 10:09
© Reuters. Un cartello con la scritta "Help Wanted" è appeso alla vetrina di un ristorante a Medford, Massachusetts, Stati Uniti, 25 gennaio 2023.     REUTERS/Brian Snyder/File Photo

© Reuters. Un cartello con la scritta "Help Wanted" è appeso alla vetrina di un ristorante a Medford, Massachusetts, Stati Uniti, 25 gennaio 2023. REUTERS/Brian Snyder/File Photo

WASHINGTON (Reuters) - La crescita dei posti di lavoro negli Stati Uniti è probabilmente rallentata ad un ritmo ancora consistente a febbraio, mentre si prevede che il tasso di disoccupazione si manterrà sui minimi di oltre cinquanta anni, il che potrebbe indurre la Federal Reserve ad alzare i tassi di interesse più a lungo e ad un livello più alto nel tentativo di contenere l'inflazione.

Il rapporto sull'occupazione a cura del dipartimento del Lavoro, atteso per oggi, dovrebbe inoltre mostrare che gli aumenti salariali mantengono una tendenza al rialzo, sottolineando il persistere di un mercato del lavoro rigido. Il previsto rallentamento dell'aumento dei posti di lavoro segue il ritmo fervido di gennaio, che ha portato i mercati finanziari a prevedere che la Fed conservi la stretta della politica monetaria fino all'estate.

Il presidente della Fed Jerome Powell, parlando davanti al Congresso questa settimana, ha detto che la banca centrale statunitense dovrà probabilmente aumentare i tassi più del previsto, aprendo all'ipotesi di un rialzo di 50 punti base questo mese.

"Non c'è dubbio che il mercato del lavoro sia ancora rigido, probabilmente 'caldo', ma penso che abbia iniziato a raffreddarsi e che la tendenza al raffreddamento dovrebbe continuare in futuro", ha commentato Sung Won Sohn, professore di economia e finanza presso la Loyola Marymount University di Los Angeles.

Secondo un sondaggio Reuters, condotto tra gli economisti, il mese scorso gli occupati non agricoli sono aumentati di 205.000 unità, meno della metà dei 517.000 posti aggiunti a gennaio. Se da un lato si tratterebbe dell'aumento minore registrato dal dicembre 2020, dall'altro corrisponderebbe al doppio dei 100.000 posti di lavoro al mese che secondo gli economisti sono necessari per stare al passo con la crescita della popolazione in età lavorativa.

Gli economisti sostengono inoltre che una serie di fattori abbia favorito la crescita dei posti di lavoro a gennaio, tra cui il clima insolitamente caldo, le revisioni annuali dei benchmark e dei termini di destagionalizzazione troppo generosi, modello utilizzato dal governo per eliminare le fluttuazioni stagionali dai dati. Anche la forte crescita della spesa al consumo di gennaio è stata parzialmente attribuita a fattori stagionali.

Le stime sulla crescita dei salari di febbraio variano da un minimo di 78.000 a un massimo di 325.000 unità.  È previsto un aumento della retribuzione oraria media dello 0,3%, in corrispondenza al rialzo di gennaio. Ciò porterebbe l'aumento dei salari su base annua al 4,7% dal 4,4%, in parte perché i valori bassi dell'anno scorso non rientrano nel calcolo.

"Gli occupati di gennaio hanno beneficiato di uno scoglio stagionale estremamente basso, meno 3 milioni di posti di lavoro, mentre febbraio richiede l'aggiunta di almeno 770.000 posti di lavoro per registrare un numero positivo di occupati", ha detto Ellen Zentner, chief economist degli Stati Uniti presso Morgan Stanley (NYSE:MS) a New York. "Con gli indicatori del mercato del lavoro che puntano verso l'accumulo di manodopera, una minore fluttuazione stagionale delle assunzioni dovrebbe frenare il numero di posti di lavoro di febbraio".

Gli economisti raccomandano di guardare alle medie di tre e sei mesi degli occupati, per avere un quadro migliore del mercato del lavoro. Se il numero di occupati di febbraio dovessero soddisfare le aspettative, le medie a tre e sei mesi degli incrementi occupazionali sarebbero superiori a 300.000 unità.

"Ciò indicherebbe che la normalizzazione prevista del mercato del lavoro sta richiedendo più tempo del previsto", ha detto Jan Groen, chief U.S. macro strategist presso TD Securities a New York.

MERCATO DEL LAVORO RIGIDO

Questa affermazione è supportata da una serie di misure del mercato del lavoro, tra cui le prime richieste di sussidi di disoccupazione, che sono rimaste molto basse nonostante i licenziamenti rilevanti nel settore tecnologico.

I dati di questa settimana hanno mostrato che a gennaio c'erano 1,9 posti di lavoro disponibili per ogni disoccupato, mentre per il rapporto "Beige Book" della Fed il mercato del lavoro rimane "solido" a febbraio, ci sono "sporadiche segnalazioni di licenziamenti" e "trovare lavoratori con le competenze o l'esperienza desiderate risulta ancora impegnativo". Anche le percezioni delle famiglie sul mercato del lavoro sono state piuttosto positive il mese scorso.

Secondo lo strumento FedWatch del CME Group, i mercati finanziari hanno previsto un rialzo dei tassi di 50 punti base in occasione della riunione politica della Fed del 21-22 marzo. Dallo scorso marzo, la Fed ha aumentato il tasso di riferimento di 450 punti base, passando da un livello prossimo allo zero all'attuale range del 4,50%-4,75%.

Si prevede che il tasso di disoccupazione resti invariato al 3,4%, il più basso dal maggio 1969.

Alcuni economisti, tuttavia, hanno ammonito a non porre troppa enfasi sull'indicatore del tasso di disoccupazione ristretto e di dare preferenza invece a una misura più ampia della disoccupazione, che comprende le persone che vorrebbero lavorare, ma hanno rinunciato a cercare un'occupazione e quelle che lavorano part-time perché non riescono a trovare un impiego full-time.

Questa misura della disoccupazione, la cosiddetta U-6, si attestava al 6,6% a gennaio, il che significa che c'erano 10,9 milioni di persone disponibili a lavorare, più dei 10,8 milioni di posti di lavoro disponibili alla fine di gennaio, evidenziando un mercato del lavoro equilibrato.

"Il problema è il mismatch. C'è uno squilibrio di competenze e di posizione, il che significa che il mercato del lavoro non funziona in modo efficiente", ha spiegato Brian Bethune, professore di economia al Boston College.

"Dobbiamo affrontare questa inefficienza e questa rappresenta la sfida principale. La Fed deve fare attenzione a come interpreta quello che avviene nel mercato del lavoro", ha aggiunto.

© Reuters. Un cartello con la scritta

Dato che ostacoli come i costi di trasferimento impediscono alle persone di di spostarsi nei luoghi in cui ci sono posti di lavoro, Bethune ha avvertito che un rialzo eccessivo dei tassi porterebbe a un'impennata dei costi unitari del lavoro, perché le aziende non si lanceranno in tagli di posti di lavoro a tappeto come successo nelle precedenti recessioni.

"Siamo ancora in un mercato del lavoro molto insolito", ha detto Bethune. "Non vedo come la Fed possa raggiungere l'obiettivo dell'inflazione producendo un forte rallentamento dell'economia".

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)

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