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FRANCOFORTE (Reuters) - La zona euro ha registrato una crescita negli ultimi tre mesi del 2022, evitando la recessione anche se i costi energetici alle stelle, il calo della fiducia e l'aumento dei tassi di interesse hanno pesato sull'economia dei 20 stati membri, in base ai dati pubblicati da Eurostat.
Il prodotto interno lordo della zona euro è cresciuto dello 0,1% nel quarto trimestre, superando le aspettative di un sondaggio Reuters che prevedeva un calo dello 0,1%. Su base annuale, la crescita è stata dell'1,9%, superiore alle aspettative dell'1,8%.
Tra i principali paesi della zona euro, la Germania e l'Italia hanno registrato tassi di crescita negativi nel trimestre, mentre Francia e Spagna hanno registrato un'espansione, ha aggiunto Eurostat, sulla base di una stima flash soggetta a revisioni.
La guerra russa in Ucraina, che dura da quasi un anno, si è rivelata costosa per la zona euro, che oggi conta 350 milioni di persone in 20 Paesi, data la forte dipendenza di alcuni membri dall'energia a basso costo.
L'impennata dei prezzi del petrolio e del gas ha esaurito i risparmi e frenato gli investimenti, costringendo la Banca Centrale Europea a rialzi dei tassi senza precedenti per arrestare l'inflazione.
Tuttavia, l'economia ha mostrato anche un'inaspettata capacità di recupero, come durante la pandemia Covid-19, con la crescita che ha superato le aspettative dopo che le imprese si sono adattate alle nuove circostanze più velocemente di quanto previsto dai banchieri centrali.
Dati più recenti, come l'economic sentiment o gli ultimi dati Pmi, suggeriscono che la crescita ha già toccato i minimi e che è in corso una lenta ripresa, favorita da un inverno mite che ha limitato la spesa energetica.
Con i prezzi dell'energia basati sul mercato che si aggirano sui livelli prebellici, ieri il Fondo Monetario Internazionale ha aggiornato le proprie proiezioni di crescita per il blocco, citando un'inaspettata capacità di ripresa, aiutata da un generoso sostegno governativo.
L'Fmi vede ora una crescita dello 0,7% per l'intero anno, superiore alla previsione dello 0,5% di ottobre e allo 0,5% previsto dalla Banca Centrale Europea a dicembre.
Tuttavia anche se il blocco sta reagendo meglio di quanto si temeva, la crescita nel 2023 sarà tra le più deboli mai registrate, a causa del forte calo dei redditi reali e dell'impennata dei tassi di interesse.
La Bce ha aumentato i tassi di 2,5 punti percentuali al 2% da luglio per contenere l'inflazione e i mercati prevedono ancora un aumento di 1,5 punti percentuali entro la metà dell'anno, scenario che porterebbe il tasso sui depositi al livello più alto dall'inizio del secolo.
Un aumento così rapido sta frenando i prestiti bancari, una fonte di credito fondamentale per le imprese, e l'accesso ai prestiti ha già subito nell'ultimo trimestre il maggior calo dalla crisi del debito del 2011.
(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Stefano Bernabei)
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