Investing.com – A novembre l’inflazione è tornata a salire al 2,3%, spinta dal rincaro dei prezzi dei beni alimentari e dal rallentamento inferiore alle attese dell’energia. Tuttavia, l’accelerata era prevista da Francoforte che si aspetta di vedere i prezzi rientrare sul target del 2% nel 2025. Basterà questa prospettiva, unita alle difficoltà economiche del settore manifatturiero dell’Eurozona e al timore dei dazi di Trump, a far propendere la Bce per un’ulteriore sforbiciata da 25 o addirittura 50 punti base ai tassi d’interesse? Ecco cosa ne pensano gli analisti…
David Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments
Le proiezioni economiche per l'Eurozona suggeriscono che la BCE taglierà i tassi di interesse in modo costante nelle prossime riunioni; tuttavia, la vera questione è se il Comitato Direttivo si sentirà costretto ad effettuare un taglio superiore agli attesi 25 punti base. Riteniamo questa ipotesi alquanto improbabile, ma il ritmo della normalizzazione potrebbe accelerare in primavera, quando la politica commerciale di Trump diventerà più chiara.
Patrick Barbe, Head of European Investment Grade Fixed Income di Neuberger Berman
Questo giovedì la BCE, molto probabilmente, taglierà i tassi di interesse di 25 punti base. Il processo decisionale si basa sulle sue previsioni economiche, che da diversi trimestri prevedono un calo troppo lento del tasso di inflazione e, parallelamente, una ripresa dell'attività. Poiché il suo obiettivo è focalizzato sulla lotta contro l'inflazione, l'esclusione del rischio di recessione ha indotto la BCE a non vedere alcuna urgenza di accelerare i tagli dei tassi. La BCE ha quindi deciso di smorzare in modo progressivo e cauto la propria politica monetaria restrittiva, soprattutto a causa di un contesto caratterizzato da incertezze, come, ad esempio, la guerra dei dazi commerciali di Trump che molto probabilmente inizierà il prossimo anno. Tuttavia, riteniamo che il rallentamento del settore industriale europeo avrebbe già dovuto essere preso in maggiore considerazione dalla BCE, che avrebbe dovuto raggiungere più rapidamente un tasso neutrale. Riteniamo che l’attività rimarrà debole ancora per un po’ di tempo, vicina ad un livello di recessione, il che causerà un aumento della disoccupazione e limiterà gli aumenti salariali.
Lo spread dei titoli di Stato francesi rispetto al Bund tedesco è balzato da 74 pb a fine ottobre a 88 pb proprio alla vigilia della caduta del governo Barnier, per poi tornare di recente al livello iniziale dopo che Macron ha respinto l'ipotesi di dimissioni, ha annunciato che il bilancio 2024 sarà rinnovato e ha affermato che un nuovo primo ministro verrà nominato molto presto. Inoltre, il partito socialista ha aperto la porta a un negoziato per entrare nella coalizione di governo. Una coalizione così allargata avrà una maggioranza assoluta che garantirà la stabilità, fattore che il mercato interpreta positivamente e che implica che la BCE non dovrebbe tenere conto dell'instabilità politica francese. Ma questa coalizione “allargata” avrà difficoltà a trovare un accordo sulle riforme chiave e ridurrà solo in parte la spesa pubblica, il che implica un calo della fiducia delle imprese, un indebolimento dell'attività e spiega la sottoperformance dei titoli francesi e, ad esempio, degli spread del credito bancario francese.
L'aggiornamento delle previsioni economiche da parte della BCE dovrebbe essere un punto fondamentale della prossima riunione. Inoltre, se la BCE eliminerà dal proprio comunicato la famosa frase “i tassi saranno mantenuti sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”, annuncerà, di conseguenza, il suo nuovo obiettivo di ridurre rapidamente il tasso di riferimento fino al livello neutrale.
Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS Investment Management
Ci aspettiamo che la BCE tagli i tassi di 25 punti base giovedì, il quarto taglio che porta i tassi di politica monetaria al 3%. I fondamentali giustificano pienamente il taglio di dicembre e una forward guidance più accomodante, dato il deterioramento del quadro di crescita, l'attenuazione delle pressioni inflazionistiche sottostanti e l'aumento dei rischi di ulteriori ostacoli alla crescita dopo i risultati delle elezioni statunitensi.
Perché è appropriato un cambiamento delle prospettive future? Dallo scorso anno, la BCE ha ribadito che punta a mantenere la politica monetaria "sufficientemente restrittiva" per tutto il tempo necessario. Ci aspettiamo che le proiezioni aggiornate del nostro team, questa settimana, mostrino un'inflazione al 2% entro il 2025 e che si mantenga intorno a quel livello nel medio termine. Con il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione a medio termine, è probabile che il Consiglio direttivo discuterà il motivo per cui siano ancora necessarie condizioni restrittive. Pertanto, si prevede un cambiamento della comunicazione della BCE in favore di un orientamento più restrittivo. Detto ciò, questa non è chiaramente una visione unanime, e il Consiglio direttivo è ancora diviso sulla questione se la "lotta" contro l'inflazione sia davvero conclusa.
Guardando avanti, ci aspettiamo una serie di tagli dei tassi, che porteranno a un tasso terminale dell'1,75% entro la fine del secondo trimestre del 2025, con la possibilità di un ulteriore taglio nel terzo trimestre, se il quadro economico non dovesse migliorare. Per quanto riguarda i mercati, ci aspettiamo una reazione relativamente tranquilla, con la possibile ripresa di una impennata della curva dei Bund. Tuttavia, il mercato sta già scontando tassi terminali intorno all'1,7%, quindi qualsiasi superamento è probabilmente limitato.
Ci aspettiamo che la riunione di dicembre rappresenti – come spesso accade – un compromesso. La narrativa sulla crescita va chiaramente contro l'idea relativamente positiva della BCE di una ripresa guidata dalla domanda interna nel prossimo futuro. Le pressioni inflazionistiche si sono attenuate, ma alcuni potrebbero sostenere che i salari siano ancora elevati (seppur con dati retrospettivi) e il rischio di essere troppo accomodanti o troppo veloci potrebbe riaccendere le aspettative inflazionistiche.
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Gilles Moëc, AXA Group Chief Economist and Head of AXA IM Research
Si prevede un taglio di 25 punti base da parte della Bce per questo giovedì, ma l'attenzione si concentra sulla misura in cui la Banca Centrale accetterà di passare dalla pura “dipendenza dai dati” a una certa forward guidance, ancorando una discesa regolare dei tassi di policy verso la neutralità, e possibilmente anche al di sotto di essa. Riteniamo che il comunicato della Bce indicherà esplicitamente un processo di “rimozione delle restrizioni” sulla base di una revisione al ribasso delle previsioni di crescita e di inflazione, ma senza elaborare in modo troppo preciso la velocità e l’entità di tale processo e mantenendo, come sempre, la condizionalità.
I falchi della Bce sembrano ormai aver accettato la necessità di tagliare, ma chiedono di “giocare d’attesa” per fronteggiare gli shock futuri, e contestano la distanza tra l’attuale livello dei tassi di policy e un livello neutrale. Siamo a disagio con la nozione di “attendismo”, perché invia il segnale che la Banca Centrale potrebbe attendere “troppo” in futuro, mentre parte del suo potere risiede proprio nella fiducia del mercato nella sua capacità di trovare continuamente modi per sostenere l’economia e combattere i rischi di deflazione. A nostro parere, la Bce non dovrà ricorrere presto a una politica non convenzionale, ma dato il livello di instabilità politica interna ed esterna che l’area euro sta attualmente affrontando, la Banca Centrale appare come una rara fonte di rassicurazione – non è il momento giusto per inviare il segnale che alcune armi dell’arsenale rimarranno sotto chiave. Naturalmente, il Consiglio direttivo non sa ancora in che misura l’Amministrazione Trump metterà in atto le sue minacce di guerra commerciale, né come si riorganizzerà il sistema politico in Francia e Germania. Ma l’incertezza ha un costo economico immediato, che potrebbe deprimere ulteriormente i piani di acquisto dei consumatori e gli investimenti delle imprese.
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Felix Feather, Economista di abrdn
La BCE taglierà quasi certamente i tassi per la terza volta consecutiva nel corso della riunione di giovedì. Seguiremo gli aggiornamenti sulle previsioni di inflazione e crescita della BCE, che potrebbero essere riviste al ribasso.
Lagarde dovrà esprimersi sull'impatto delle politiche del presidente eletto Donald Trump sulle prospettive economiche dell'Eurozona. Riteniamo che l'incertezza relativa agli scambi commerciali rafforzerà l'urgenza della BCE di riportare i tassi in territorio neutrale.
Attualmente i mercati prevedono sei tagli nei prossimi 12 mesi, che porterebbero la politica monetaria in un territorio decisamente accomodante. Lagarde probabilmente non si pronuncerà sui prezzi di mercato, ma potrebbe ribadire le aspettative della BCE di un atterraggio morbido per l'economia dell'Eurozona, che indebolirebbe la necessità di un ciclo di tagli così profondo.
Crediamo che la BCE continuerà a tagliare di 25 punti percentuali ad ogni riunione fino ad aprile dell'anno prossimo, portando il tasso di deposito al 2,25%, prima di tagliare nuovamente nel corso dell'anno per raggiungere un tasso terminale del 2,0%.
Shaan Raithatha, Senior Economist di Vanguard Europe
Nella riunione di dicembre, la BCE probabilmente ridurrà le previsioni di inflazione e di crescita rispetto alle proiezioni di settembre. Negli ultimi mesi, sia l'IPC headline che quello core sono risultati leggermente inferiori alle attese, anche se l'inflazione dei servizi rimane elevata. La forza di quest'ultima è stata in parte guidata dagli effetti base dei servizi di trasporto.
Sul fronte della crescita, anche gli indicatori ad alta frequenza si sono leggermente deteriorati. Il forte calo dei PMI di novembre ha destato molta attenzione. Ma altri indicatori, tra cui l'Economic Sentiment Indicator della Commissione Europea, l'IFO tedesco e gli ordini industriali tedeschi, suggeriscono che l'attuale debolezza è meno drammatica di quanto inizialmente temuto.
Detto questo, le prospettive per il 2025 si sono incupite. In primo luogo, l'aumento dei dazi sarà leggermente negativo per la crescita. Nel nostro scenario di base, prevediamo un aumento dei dazi sulle auto europee al 25% e un aumento dei dazi su base più ampia al 5%. Complessivamente, dopo aver tenuto conto della prospettiva di ritorsioni, del front-loading, del riorientamento degli scambi e dell'indebolimento dell'euro, prevediamo che la crescita del 2025 sarà inferiore di 0,2 punti percentuali rispetto alle nostre previsioni di settembre.
In secondo luogo, l'incertezza politica si è intensificata con il crollo dei governi francese e tedesco. Una maggiore incertezza peserà naturalmente sulla fiducia delle imprese e dei consumatori e limiterà la crescita, soprattutto se la situazione persiste. Detto questo, siamo incoraggiati dal comportamento degli spread dei titoli di Stato francesi, che si sono mantenuti in un intervallo di oscillazione dopo il picco iniziale innescato dalle elezioni estive.
Nel complesso, ci aspettiamo che giovedì il Consiglio direttivo voti per un taglio di 25 pb, che lascerà il tasso di deposito al 3%. Prevediamo inoltre che le dichiarazioni saranno improntate alla prudenza, riflettendo l'indebolimento delle prospettive di crescita e la crescente possibilità di un'inflazione sottotono. Un esempio potrebbe essere l'abbandono del riferimento a una politica “sufficientemente restrittiva per tutto il tempo necessario”. Continuiamo a prevedere che il ritmo dei tagli dei tassi accelererà all'inizio del 2025 e che il tasso di policy scenderà all'1,75% entro la metà dell'anno, una tacca al di sotto della neutralità.
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Michael Krautzberger, Global CIO Fixed Income di Allianz (ETR:ALVG) Global Investors
Ci aspettiamo che la Banca Centrale Europea riduca i tassi di interesse di 25 punti base nella riunione del 12 dicembre, portando il tasso sui depositi al 3%.
La crescita nell'area euro ha continuato a deludere le aspettative dopo l'ultima riunione di politica monetaria della Bce di ottobre. Inoltre, i rischi di nuovi dazi a seguito del risultato delle elezioni statunitensi aggiungono un ulteriore elemento di incertezza per le prospettive di crescita europea nel 2025.
Non crediamo che la BCE accelererà il ritmo della politica monetaria prima di avere maggiore chiarezza sulle future politiche commerciali degli Stati Uniti.
Nelle ultime settimane, i mercati dei tassi di interesse a breve termine hanno iniziato a incorporare i rischi di una crescita più debole per l’area nel 2025. Attualmente, nei forward il tasso sui depositi è previsto intorno all'1,80% entro giugno 2025 e i rendimenti dei Bund a 2 anni sono ai minimi biennali.
Nel breve termine, favoriamo strategie di steepening della curva dei rendimenti tedeschi, pur riconoscendo che molti dei rischi negativi sono già ampiamente scontati nei mercati dei tassi di interesse.
Alessio Garzone, Senior analyst di Gamma Capital Markets
La Banca Centrale Europea sembra pronta ad abbassare i tassi di interesse di 25 punti base nella riunione del 12 dicembre, unendo il Consiglio Direttivo nella convinzione che ulteriori stimoli siano necessari. Questa mossa ridurrebbe il tasso di deposito al 2%, considerato dalla BCE come il livello “neutrale”. L’obiettivo è alleggerire ulteriormente i costi di finanziamento e sostenere la crescita, in un contesto caratterizzato da prospettive economiche e inflazionistiche in deterioramento.
Philip Lane, capo economista della BCE, ha suggerito che l’approccio futuro sarà meno dipendente dai dati storici, concentrandosi invece sui rischi futuri per l’economia.
Secondo Bloomberg Economics, la BCE potrebbe continuare a ridurre i tassi fino a marzo 2025, con un potenziale stop al ciclo di allentamento quando il tasso di deposito raggiungerà il 2%. Tuttavia, le previsioni di inflazione e crescita saranno determinanti per stabilire se la politica monetaria debba diventare più restrittiva o rimanere espansiva.
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