ROMA (Reuters) - Il 2016 potrebbe non essere l'anno di uscita dalla crisi per l'edilizia, con l'associazione nazionale costruttori edili che riduce le stime e vede nero per il 2017 senza l'adozione di politiche adeguate.
Nella prima parte del 2016 non hanno trovato conferma le aspettative di ripresa dell'Ance, che contava su un aumento dell'1% degli investimenti quest'anno, obiettivo ora rivisto a un ben più modesto +0,3%.
"Il 2016 è un'occasione mancata, perché alcuni segnali che rappresentavano una speranza di cambiamento del ciclo sono stati disattesi, altri faticano a trovare una consistenza coerente con le previsioni", ha spiegato stamani Flavio Monosilio, coordinatore dell'area Affari economici del Centro studi Ance, alla presentazione dell'Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni, sottolineando che già la previsione di dicembre non era ottimistica.
Spera ancora in un recupero, tuttavia, il presidente dell'associazione, Claudio De Albertis: "Stiamo parlando con il governo, perché in effetti con alcuni provvedimenti può ancora meglio riprendere il mercato privato, che per noi è il 75%".
La vecchia stima si basava su una previsione di crescita del 6% dei lavori pubblici grazie a un aumento del 9,2% delle risorse, mentre la nuova previsione si ferma a +0,4%, effetto della brusca frenata dei bandi di gara.
L'indice di produzione nei primi quattro mesi del 2016 "è stato caratterizzato da un andamento altalenante", con l'occupazione che nel periodo gennaio-marzo si è ridotta di un ulteriore 3,5% su anno, spiega l'Ance, precisando che il bilancio complessivo dei posti di lavoro persi nelle costruzioni dall'inizio della crisi è di 580.000 unità, che salgono a 800.000 considerando i settori collegati.
Tra il 2008 e il 2014 sono uscite dal mercato oltre 100.000 imprese: ha cessato la propria attività il 26,9% delle imprese con 2-9 addetti, il 40% di quelle tra 9 e 49 addetti e il 31% di quelle con più di 50 dipendenti.
"C'è bisogno di intervenire subito perché questa desertificazione non prosegua", dice Monosilio.
I NODI DEL CREDITO E DEI PAGAMENTI
Cattive notizie anche sul fronte dell'accesso al credito. A fronte di un aumento della domanda da parte delle imprese, nel primo trimestre 2016 nel settore abitativo si è assistito a una riduzione dei finanziamenti per investimenti dell'11,1%, che si aggiunge al -10,6% dello scorso anno. Complessivamente si è passati dai 31,5 miliardi di euro erogati nel 2007 ad appena 8 miliardi nel 2015, con una contrazione di oltre il 70%.
Il problema della mancanza di liquidità si fa più rilevante per le imprese che operano con la pubblica amministrazione, i cui tempi di pagamento restano molto lunghi: nei primi sei mesi dell'anno, mediamente, la PA ha pagato in 168 giorni contro i 60 previsti dalla normativa.
In questo scenario il rischio è che la crisi del settore, arrivata nel 2015 all'ottavo anno, si protragga fino al 2017. Secondo l'Ance, infatti, se si mantiene lo status quo si registrerà una nuova flessione dei livelli produttivi dell’1,2% in termini reali su base annua.
È invece possibile una crescita nel 2017 dell'1,1% , dice l'Ance, se si deciderà di intervenire con misure come un periodo transitorio del nuovo codice degli appalti, norme finalizzate a favorire interventi di 'sostituzione edilizia', e soprattutto la messa a regime degli incentivi per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica.
D'altronde quest'anno, se gli investimenti in nuove abitazioni registreranno una diminuzione del 3,4% su anno, quelli in riqualificazione dovrebbero aumentare di 1,3 miliardi di euro, cioè dell'1,9% rispetto al 2015, proprio grazie al potenziamento degli incentivi sino a dicembre
Fa ben sperare, comunque, la ripresa del mercato immobiliare, con un incremento nelle compravendite del 6,5% nel 2015 e del 20,6% nel primo trimestre 2016, influenzato dalla riduzione dei prezzi delle abitazioni (che tuttavia riprenderanno a salire nel 2017) e dalla crescita dei mutui alle famiglie.
(Antonella Cinelli)