Anche se non manca chi è fiducioso sul secondo semestre, c’è molta incertezza sui titoli di stato italiani e sugli high yield USA: si può puntare sul franco svizzero e andare in vacanza tranquilli.
Sebbene sia ancora troppo presto per parlare di una seconda crisi dell’euro, i tassi dei titoli di stato italiani stazionano in un’area pericolosa di non sostenibilità. “Nei nostri calcoli basati sui dati OCSE, i tassi d’interesse massimi sostenibili si attestano tra il 4,8% e il 6,1% per la Germania, tra il 3,3% e il 4,0% per gli Stati Uniti, tra lo 0,6% e l’1,5% per l’Italia e tra lo 0,1% e lo 0,3% per il Giappone”, precisa nell’articolo L’Eurozona è in un’area pericolosa e l’Italia rappresenta il rischio principale Yves Longhcamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors, che poi aggiunge: “Il fatto che il rendimento dei titoli decennali italiani sia al tre per cento, cioè il doppio della nostra migliore stima di tasso massimo sostenibile (1,50%), non solo indica che l’Italia è sottoposta a pressioni, ma che l’Eurozona nel suo insieme è entrata in un’area pericolosa”, puntualizza Longchamp secondo il quale, “è tuttavia troppo presto per concludere che è cominciata una seconda crisi dell’euro”.
TITOLI DI STATO ITALIANI, MEGLIO ASPETTARE
Al contrario, per il chief investment strategist di BlackRock Italia Bruno Rovelli ora c’è più valore nei titoli del debito italiano, sebbene il giudizio rimanga però sospeso fino a ottobre, quando la legge di bilancio costringerà gli attori della politica a uscire allo scoperto.
Insomma, come argomentato nell’articolo BlackRock ora vede più valore nel debito italiano per i prossimi 3-4 mesi meglio aspettare, vale a dire fino a fine settembre/ottobre, quando il varo della legge di Bilancio da parte del governo Conte costringerà le varie voci della politica, oggi divergenti, a uscire allo scoperto e prendere posizione su fatti concreti e non solo su parole. Oltretutto le turbolenze sul debito italiano sono arrivate in un momento in cui l’investitore globale comincia ad essere meno disposto ad assumere il rischio per avere un ritorno dell’investimento, dal momento che ormai i corporate bond investment grade finalmente offrono un ritorno positivo rispetto all’inflazione, e scoraggiano così le avventure alla ricerca del rendimento perduto.
SWITCH TRA BTP ITALIA E CTZ
Sempre nell’ambito dei titoli di stato italiani, Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4 , ha venduto i BTP Italia e comprato CTZ 30/10/19. “I motivi sono da ricercarsi soprattutto nel ridurre il rischio Italia nel portafoglio accorciando la duration. I BTP Italia sono soggetti alla clausola CaC (Collective auction Clause) che in caso di stress sul debito italiano potrebbe essere attivata con possibile revisione dei termini di rimoborso/cedola, etc. I CTZ sono strumenti di mercato monetario e anche nei recenti casi di ristrutturazione del debito (Grecia) non sono rientrati nella ristrutturazione” commenta il manager nell’articolo Investimenti, costretti ad aggiustare l’esposizione in modo opportunistico.
HIGH YIELD USA, C’E’ CHI DICE DI VENDERE
I dubbi degli investitori non sono circoscritti al debito italiano ma riguardano anche il settore degli high yield USA. Queste obbligazioni potrebbero adesso soffrire il rialzo dei tassi americani, l’avvicinamento della fine del ciclo economico e condizioni del credito meno favorevoli. Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (gruppo Vontobel Asset Management), a questo proposito,è persuaso che sia giunto il momento di rivedere l’esposizione in titoli high yield in dollari. “Ci hanno fatto riflettere molto i dati relativi agli indici high yield. Quello relativo alla sterlina inglese si posiziona attualmente a 130 punti base (+1,30%) più in alto, in termini di spread di credito, rispetto al valore del 26 gennaio, e l’indice dell’euro è posizionato più alto di 157 punti base (+1,57%) rispetto al suo minimo post-crisi del 31 ottobre dello scorso anno” sottolinea nell’articolo High yield USA, perché gli asset manager stanno voltando pagina Mark Holman. Al contrario, sul mercato del dollaro USA, gli spread sono aumentati in modo meno accentuato. Alla luce di queste considerazioni, Mark Holman ha optato per una riduzione dell’esposizione in dollari, portandola al livello più basso di sempre. Le ragioni? “Siamo convinti che i bassi rendimenti di questo ciclo economico siano ormai superati” conclude Mark Holman.
HIGH YIELD USA, LE OPZIONI ALTERNATIVE
Nell’articolo High yield USA, 3 opzioni per limitare i danni della prossima crisi, nel quale si spiega perché la prossima crisi del segmento high yield USA rischia di essere molto più dura e profonda della precedente, sono indicate tre possibili opzioni per il portafoglio.
La prima consiste nel vendere le posizioni in high yield USA e investire il ricavato nei titoli di stato americani a breve termine (oggi il Treasury a due anni offre un rendimento del 2,58%). Una seconda opzione intermedia è ridurre il rischio sia spostandosi su bond di qualità più alta (rating BB) e su titoli di durata più breve (fino a tre anni) e sia su emissioni con covenant più rigorosi a favore dei finanziatori. Si rinuncerebbe ad un po’ di rendimento per limitare l’impatto totale della prossima crisi. Una terza opzione è quella di cambiare ‘cavallo’ passando dagli high yield USA ai prestiti senior garantiti da immobili residenziali con bassa duration (2-5 anni), titoli non molto liquidi ma con buoni rendimenti e con prospettive al momento meno negative rispetto agli high yield.
IL RIFUGIO DEL FRANCO SVIZZERO
Per chi, invece, volesse andare in vacanza tranquillo, un pensierino lo merita il franco svizzero. Secondo gli analisti, dal punto di vista commerciale il franco svizzero è fortemente sottovalutato rispetto all’euro come lo era del 2008-2009: allora recuperò il 25% in 5 anni. Se, come spiegato nell’articolo Perché il franco svizzero può essere la valuta rifugio per quest’estate, le cose proseguiranno come nelle ultime due settimane, il valore dell’investimento oscillerà grosso modo intorno alle attuali quotazioni. Se, al contrario, dovessero innescarsi turbolenze sui mercati, il valore dell’investimento se ne avvantaggerebbe in modo tanto più significativo quanto maggiori saranno le ragioni alla base della instabilità dei mercati.
RECUPERARE LE PERDITE NEL SECONDO SEMESTRE
Infine, chiudiamo con un messaggio di fiducia contenuto nell’articolo Investimenti obbligazionari, il secondo semestre potrebbe offrire opportunità. Nei primi sei mesi le preoccupazioni circa l’inflazione negli USA, i rischi politici e le tensioni sui dazi commerciali hanno costantemente tenuto sotto pressione i mercati con un ritorno della volatilità. Ma ora, dopo le correzioni registrate, le valutazioni stanno tornando su livelli interessanti e i prezzi di mercato scontano la maggior parte delle notizie negative e dei rischi geopolitici.
Lo rileva il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management che, tuttavia, alla luce della situazione, è portato a pensare che il secondo semestre potrebbe offrire opportunità per recuperare le perdite subite nel “primo tempo” del 2018.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge