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Referendum trivelle, Pd per astensione, critiche interne

Pubblicato 17.03.2016, 18:21
© Reuters.  Referendum trivelle, Pd per astensione, critiche interne
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ROMA (Reuters) - La decisione del Pd di invitare all'astensione al referendum sulle trivellazioni del 17 aprile sta provocando le critiche da esponenti della minoranza di sinistra e delle associazioni ambientaliste.

La posizione ufficiale del partito del premier Matteo Renzi è indicata in una nota diffusa dall'Autorità garante delle comunicazioni in vista della consultazione referendaria.

In una nota diffusa nel pomeriggio i vicesegretari Pd Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani hanno scritto che il "referendum è inutile. Non riguarda le energie rinnovabili, non blocca le trivelle... non tocca il nostro patrimonio culturale e ambientale".

Il referendum è stato chiesto da nove consigli regionali di Regioni governate in grandissima parte dal Pd: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise.

"La decisione di astenersi sul quesito referendario relativo alle trivelle in mare previsto in aprile non è condivisibile", ha scritto in una nota il deputato Pd Nico Stumpo, vicino all'ex leader Pier Luigi Bersani. "Le posizioni politiche di un partito che nella sua ragione sociale contiene il concetto di democrazia devono sempre favorire la scelta della partecipazione dei cittadini".

In un tweet il presidente della Puglia Michele Emiliano, pure vicino a Renzi, scrive: "Io e Barack Obama siamo contro le trivellazioni petrolifere marine. Il Pd italiano che fa?".

"Apprendo dal sito dell'Agcom che il Pd avrebbe assunto la posizione dell'astensione al referendum di aprile sulle trivelle in mare. Spero che ciò non sia vero", ha detto in una nota l'ex capogruppo democratico alla Camera, Roberto Speranza.

Il quesito riguarda l'abrogazione di una ventina di concessioni per petrolio e gas che si trovano entro il limite delle 12 miglia marine. In caso di vittoria del sì (a condizione che al voto partecipino il 50% più uno degli aventi diritto) l'effetto non sarebbe immediato, ma la chiusura degli impianti scatterebbe al termine del periodo di concessione (o di eventuale proroga).

La maggior parte degli impianti interessati fanno capo a Eni (MI:ENI) e a Edison.

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