Di Mauro Speranza
Investing.com - Si apre la settimana che vede l’evento più importante svolgersi mercoledì 31 luglio con la decisione del FOMC sui tassi di interesse della Federal Reserve.
L’isituto centrale dovrebbe tagliare i tassi con il mercato che si interroga sull’entità di tale taglio, che può andare tra i 25 o i 50 punti base, rappresentando la prima riduzione arrivata nell’ultimo decennio.
Gli attacchi di Donald Trump
Il ‘presidente twittatore” non ha lesinato nel distribuire la sua opinione e le sue pressioni nei confronti delle decisioni della Federal Reserve. Donald Trump, infatti, ha scritto in proposito su Twitter 39 volte da quando Jerome Powell ha preso le redini dell’istituto centrale americano il 5 febbraio del 2018.
L’ultimo in ordine di arrivo è stato quello del 26 luglio, dopo la diffusione dei dati americani sul lavoro, risultati migliori delle previsioni.
Il Pil statunitense, infatti, è stato segnalato in crescita del 2,1%, mentre le previsioni degli analisti si attendevano un +1,8%.
Trump non ha perso l’occasione per ricordare a Powell cosa si attende da lui. “Non male considerando che abbiamo la pesante àncora della Federal Reserve attorno al nostro collo”, scriveva il presidente ancora più ‘twittatore’, il quale poi ricordava che l’inflazione “quasi non c’è più” e pronosticando un “gli Usa stanno per sfrecciare”.
Il tweet di Trump del 26 luglio
Le incertezze economiche e il ruolo delle banche centrali
Sulle decisioni della Fed, però, incidono anche le condizioni economiche sia negli USA che nel resto del mondo. “Stiamo assistendo a un’economia globale in una modalità crescita lenta, con debolezze che si registrano in Europa, Giappone e mercati emergenti”, spiega al Wall Street Journal Terry Sandven, Chief Equity strategist di U.S. Bank Wealth Management. “Occorre il supporto delle banche centrali di tutto il mondo per continuare una politica di allentamento accomodante”, aggiungeva l’esperto.
Proprio dalla Fed, così come dalla BCE, si attendono nuove politiche espansive. “Nonostante i fondamentali rialzisti sul lato dell’offerta e la geopolitica che sostengono i prezzi del petrolio, sembra che il mercato abbia bisogno di un catalizzatore economico positivo per muoversi sensibilmente di più verso l’alto”, dichiarava alla Reuters Harry Tchilinguirian, stratega globale del greggio alla BNP.
L’entità del taglio
Nonostante il dato sorprendente di venerdì, “i dati economici statunitensi in questa fase non giustificano una riduzione di 50 punti base”, spiega Frank Häusler, Chief Strategist di Vontobel Asset Management, facendo riferimento alla dinamica dell’inflazione ancora troppo lontana dalle aspettative dell’istituto americano.
La Fed, infatti, potrebbe decidere il raggiungimento del taglio di 50 punti base per step, riservandosi il secondo taglio di ulteriori 25 punti nella prossima riunione
Tra i fattori che porteranno alla Fed a optare per un taglio ‘precauzionale’ dei tassi, inoltre, Häusler inserisce la guerra commerciale e tecnologica in atto tra USA e Cina.
Inoltre, secondo Vontobel la Fed non supererà la soglia dei 25 punti base per un obiettivo ben preciso: garantire la stabilizzazione dell’attività sottostante e dei numeri di inflazione, pur rimanendo aperta a un ulteriore allentamento in futuro se le aspettative di inflazione e la crescita non dovessero rimbalzare.