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Le cinque cose da seguire questa settimana

Pubblicato 11.02.2018, 10:54
Aggiornato 11.02.2018, 10:54
© Reuters.  Le cinque cose da seguire questa settimana

Investing.com - I dati sull’inflazione saranno al centro dell’attenzione dei mercati finanziari globali questa settimana, con Stati Uniti, Regno Unito e Germania che pubblicheranno gli indici IPC nei prossimi giorni.

Le recenti voci circa la possibilità che le principali banche centrali facciano un passo indietro dalle politiche monetarie allentate alzando i tassi di interesse ad un tasso più veloce del previsto per via dell’aumento dell’inflazione hanno scatenato un selloff sui mercati globali dei bond quest’anno, con il rendimento negli Stati Uniti, in Europa e in Asia che è schizzato alle stelle.

Intanto, il Giappone pubblicherà i dati preliminari sulla crescita economica del quarto trimestre che i trader seguiranno con attenzione alla ricerca di segnali di un rafforzamento dell’economia e di indicazioni sulla tempistica della riduzione dello stimolo da parte della Banca del Giappone.

L’Australia rilascerà l’attesissimo report sull’occupazione, con gli investitori in attesa di indizi sulla crescita dei compensi e sull’andamento dell’inflazione.

In vista della prossima settimana, Investing.com ha compilato una lista dei cinque principali eventi che potrebbero influenzare i mercati.

1. I dati sull’inflazione USA

Il Dipartimento per il Commercio pubblicherà i dati sull’inflazione relativi al mese di gennaio alle 8:30 ET (13:30GMT) di mercoledì

Gli analisti dei mercati si aspettano un aumento dei prezzi al consumo dello 0,3%, più veloce dello 0,1% di dicembre, mentre l’inflazione core dovrebbe salire dello 0,2%, poco meno del tasso di dicembre quando i prezzi hanno registrato il massimo di 11 mesi.

Su base annua, l’indice IPC core dovrebbe rimbalzare dell’1,7%, meno dell’1,8% del mese prima. I prezzi core sono considerati dalla Federal Reserve un indicatore migliore delle pressioni inflazionarie a lungo termine poiché escludono i costi delle categorie volatili come alimenti ed energetici. La banca centrale di solito punta ad un’inflazione core vicina al 2%.

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L’aumento dell’inflazione potrebbe convincere la Fed ad aumentare i tassi di interesse più velocemente del previsto.

Sempre mercoledì, il Dipartimento per il Commercio pubblicherà i dati sulle vendite al dettaglio di gennaio. È previsto un aumento dello 0,5% per il mese scorso. Le vendite core dovrebbero registrare +0,2%.

L’aumento delle vendite al dettaglio nel tempo corrisponde ad un rafforzamento della crescita economica, mentre un dato debole indica un’economia in calo. La spesa dei consumatori rappresenta il 70% della crescita economica USA.

Oltre al report sull’inflazione e a quello sulle vendite al dettaglio, questa settimana sono previsti anche i dati USA sui prezzi alla produzione, le concessioni edilizie, le nuove costruzioni, la produzione industriale, le richieste di sussidio di disoccupazione, il sentimento dei consumatori e le indagini sulle condizioni del settore manifatturiero nelle regioni Philadelphia e New York.

La Fed ha lasciato i tassi invariati il mese scorso, alzando le previsioni sull’inflazione, segnale che i costi di prestito continueranno a salire con Jerome Powell al timone della banca centrale. La probabilità di un aumento di 25 punti base dei tassi in occasione del vertice di marzo della Fed è pari a circa il 76%, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com.

A Wall Street si prevede ancora volatilità questa settimana, con le borse che ancora lottano con il mercato dei bond per l’aumento dei tassi di interesse.

Gli indici S&P 500 e Dow sono crollati del 5,2% nella loro peggior settimana dal gennaio 2016, mentre il rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni continua la sua ascesa verso il 3%. A meno che il crollo dei mercati non peggiori e danneggi l’economia, è poco probabile che la Fed possa cambiare idea sui tre aumenti dei costi di prestito previsti per quest’anno, secondo alcuni analisti.

Gli utili in programma questa settimana comprendono quelli di compagnie di beni di consumo come Loews (NYSE:L) domani, PepsiCo (NASDAQ:PEP) martedì e Coca-Cola (NYSE:KO), Kraft Heinz (NASDAQ:KHC) e Campbell Soup (NYSE:CPB) venerdì.

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2. Dati sull’indice IPC britannico

L’Ufficio Nazionale di Statistica britannico rilascerà i dati sull’indice dei prezzi al consumo martedì alle 09:30 GMT (4:30 ET).

Gli analisti prevedono un calo annuo dell’indice IPC al 2,9% dal massimo di sei anni di dicembre del 3,0%. L’inflazione core dovrebbe salire lievemente, dal 2,5% al 2,6%.

Oltre al report sull’inflazione, i trader seguiranno i dati mensili sulle vendite al dettaglio per avere indicazioni sull’effetto della decisione della Brexit sull’economia.

La Banca d’Inghilterra ha lasciato i tassi di interesse invariati la scorsa settimana, indicando però che probabilmente li alzerà presto e ad un tasso maggiore di quanto previsto qualche mese fa, nel tentativo di porre una stretta sull’inflazione.

Politica al centro della scena, con i trader in attesa di notizie sulle trattative sulla Brexit.

Sebbene l’economia britannica stia restando in coda alla ripresa globale, l’andamento è comunque migliore rispetto alle previsioni pessimiste fatte in occasione del voto del 2016 per uscire dall’Unione Europea.

3. Prezzi al consumo in Germania

La Germania pubblicherà i dati finali sull’inflazione di gennaio mercoledì alle 07:00 GMT (2:00 ET).

Il report dovrebbe confermare che i prezzi al consumo nella principale economia della zona euro sono saliti dell’1,6% il mese scorso. Il dato viene spesso considerato un barometro dell’andamento dei prezzi nella zona euro.
Attesi anche i dati finali sull’inflazione di Francia e Spagna.

Oltre ai dati sull’inflazione, la zona euro pubblicherà la seconda stima sulla crescita economica del quarto trimestre che, se dovesse restare forte, potrebbe spingere la Banca Centrale Europea a fare un altro passo nella conclusione del suo massiccio programma di stimolo.

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I report sul PIL di paesi come Germania, Italia e Paesi Bassi dovrebbero fornire un’ulteriore prova di un’economia florida.

Il mese scorso la BCE ha reso noto che manterrà attivo il programma di stimolo da 2,5 mila miliardi di euro per tutto il tempo necessario ed ha aggiunto che ci sono “davvero poche possibilità” di vedere un intervento sui tassi di interesse quest’anno. Nonostante queste dichiarazioni, gli operatori dei mercati sono convinti che la politica monetaria allentata della regione verrà terminata quanto prima.

La banca centrale ha tagliato gli acquisti mensili di bond da 60 a 30 miliardi di euro ad ottobre, ma ha prolungato il programma fino alla fine del settembre 2018, per via delle pressioni sui prezzi invariate.

4. Dati preliminari sul PIL del quarto trimestre in Giappone

Il Giappone rilascerà i dati preliminari sulla crescita economica del quarto trimestre alle 8:50 ora di Tokyo mercoledì (23:50 GMT di martedì).

Dal report dovrebbe emergere che l’economia nipponica ha visto una crescita dello 0,2% nell’ultimo trimestre dell’anno, rispetto alla crescita dello 0,6% registrata nel trimestre precedente. L’economia dovrebbe aver segnato una crescita al tasso annuo dello 0,9%, un brusco rallentamento rispetto al 2,5% del terzo trimestre.

I consumi privati, responsabili di quasi il 60% del prodotto interno lordo, dovrebbero essere saliti dello 0,4% nel quarto trimestre, dopo il calo dello 0,5% del trimestre precedente.

Oltre al report sul PIL, il Giappone pubblicherà anche i dati sugli ordinativi di macchinari core, considerati un buon indicatore delle spese capitali nei prossimi sei-nove mesi.

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Di recente, sono emerse indicazioni che alimentano le aspettative che la Banca del Giappone potrebbe prepararsi a ridimensionare il suo programma di allentamento monetario, scatenando le speculazioni che potrebbe seguire l’esempio della Fed e della BCE per la normalizzazione della politica monetaria prima del previsto.

5. Report sull’occupazione in Australia

L’Australia rilascerà i dati sull’occupazione di gennaio alle 11:30 ora locale (00:30 GMT) giovedì.

I dati dovrebbero rivelare un aumento dell’occupazione pari a 9.000 unità per il mese scorso, dopo l’incremento di 34.700 unità di dicembre, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 5,4% dal 5,5%.

Si prevede che la Reserve Bank of Australia lasci i tassi invariati all’attuale minimo storico dell’1,5% per la sedicesima volta consecutiva e che confermi la sua posizione di politica monetaria neutra, nel tentativo di bilanciare il rischio di alimentare ulteriori prestiti nel mercato immobiliare del paese contro un’inflazione debole.

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