Investing.com - Ecco le cinque principali notizie da seguire sui mercati finanziari questo lunedì 8 ottobre:
1. I future a Wall Street puntano ad un’apertura al ribasso
I future degli indici azionari USA puntano ad un’apertura in discesa, nei timori che l’aumento dei tassi di interesse USA stia rendendo sempre meno allettanti i titoli azionari agli occhi degli investitori.
L’aumento del rendimento dei bond può pesare sulla domanda di asset considerati più rischiosi, come i titoli azionari, soprattutto quando il rendimento supera quello dei titoli azionari.
Alle 5:45 ET, i future Dow blue-chip scendono di 65 punti, o dello 0,25%, i future S&P 500 sono in calo di 5 punti, o dello 0,2%, mentre i future Nasdaq 100 legati al settore tech vanno giù di 25 punti, o dello 0,3%.
I volumi degli scambi resteranno limitati, con molte banche ed istituti finanziari chiusi per la festa del Columbus Day. Per lo stesso motivo non sono previsti dati economici di rilievo nel corso della giornata.
2. Mercato dei bond USA chiuso per il Columbus Day
Mentre le borse USA resteranno aperte questo lunedì, il mercato dei bond sarà chiuso per il Columbus Day.
Questa festa è una delle due che i mercati azionari e quelli dei bond osservano in modo diverso. L’altra è il Veterans Day.
L’attenzione dei mercati questa settimana sarà focalizzata sui movimenti del rendimento dei bond USA, schizzato ultimamente sulla scia di una serie di report economici che hanno alimentato le aspettative di un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve a dicembre e oltre.
Il rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni USA, di riferimento, ha raggiunto il massimo dal 2011 venerdì. La scorsa settimana è schizzato di circa 15 punti base ed è salito di 20 punti base sull’ultimo mese.
I mercati del Forex sono aperti normalmente.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,3% a 95,56, dopo aver segnato il massimo di sei settimane di 95,78 la scorsa settimana.
3. L’Italia trascina giù i mercati europei
La politica italiana continua a pesare, con la Commissione Europea che avverte che il deficit di bilancio del paese infrange gli impegni passati mentre Roma ribadisce che “non si tirerà indietro” dai piani di spesa.
Ad alimentare il sentimento negativo contribuiscono le parole del Vice Primo Ministro italiano Matteo Salvini che ha affermato che il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e il Commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici sono i veri nemici dell’Europa.
L’indice FTSE MIB crolla di oltre il 2% al minimo dal 20 aprile 2017 e le banche come Unicredit (MI:CRDI) sono quelle che ne risentono di più.
Intanto, l’indice tedesco DAX scende dello 0,5%, mentre il britannico FTSE è in calo dello 0,3%.
L’euro scende a 1,1480, riavvicinandosi al minimo di un mese e mezzo della settimana scorsa di 1,1463.
4. Le borse cinesi segnano la giornata peggiore da mesi
I titoli azionari cinesi crollano nel primo giorno di scambi dal termine della festa della Golden Week, nonostante nel weekend Pechino abbia annunciato che ridurrà il livello di contante che le banche devono tenere come riserva.
La decisione della banca centrale cinese, la quarta del 2018, giunge tra i timori per l’impatto economico dello scontro commerciale in corso tra Pechino e Washington.
L’indice blue-chip cinese CSI300 crolla del 4,3%, il tonfo giornaliero peggiore dal febbraio 2016, mentre l’indice Shanghai Composite segna un crollo del 3,7%, chiudendo al minimo dal 19 giugno.
Anche la maggior parte degli altri mercati nella regione ha chiuso in territorio negativo, mentre le borse nipponiche sono chiuse per festa.
5. Greggio in calo tra le voci di esenzioni USA sull’Iran
Sul mercato delle materie prime, il prezzo del greggio è sulla difensiva dopo che gli Stati Uniti hanno reso noto che potrebbero concedere esenzioni dalle sanzioni sulle esportazioni petrolifere iraniane che entreranno in vigore il mese prossimo; intanto l’Arabia Saudita potrebbe rimpiazzare eventuali carenze dall’Iran.
Il greggio USA crolla dell’1% a 73,56 dollari al barile. Il greggio Brent segna un tonfo dell’1,3% a 83,06 dollari al barile.
L’Iran è il terzo produttore dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC) ed ha fornito circa 2,5 milioni di barili al giorno di greggio e condensato ai mercati quest’anno, equivalenti a circa il 2,5% dei consumi globali.