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Le mosse della Federal Reserve e i pericoli per il mercato azionario

Pubblicato 10.04.2018, 12:46
Aggiornato 10.04.2018, 11:00
Le mosse della Federal Reserve e i pericoli per il mercato azionario

Più che l’escalation di una guerra commerciale su vasta scala e i problemi di alcuni colossi internet, il mercato azionario deve temere le mosse della Federal Reserve.

Nelle ultime settimane, l’incertezza della politica internazionale è stata la maggiore causa dei movimenti del mercato azionario statunitense, con gli investitori che temevano che le misure protezionistiche promosse dal presidente Donald Trump potessero degenerare in una guerra commerciale, o che i recenti problemi riguardanti le società di internet potessero annunciare un altro ambiente normativo aggressivo contro alcuni dei più grandi nomi dell’economia. A lungo termine, tuttavia, il vero rischio per Wall Street (e, a cascata, l’interno mercato azionario dal momento che la Borsa americana rappresenta il faro per i listini di tutto il mondo) potrebbe non venire dalla Casa Bianca o dal Congresso, ma per le mosse della Federal Reserve. Scopriamo insieme il perché.

IL DOPPIO CAMBIO DI REGIME DELLA FED

La banca centrale statunitense ha gradualmente spostato la sua politica monetaria in due modi significativi: innalzare i tassi di interesse e ridurre le dimensioni del suo bilancio. I bassi tassi e il programma di acquisto di obbligazioni in dollari sul mercato da parte della Fed hanno contribuito alla importante ripresa del mercato azionario nell’ultimo decennio, e mentre i cambiamenti a queste politiche sono stati ampiamente comunicati al mercato, gli analisti sostengono che Wall Street non stia ancora prezzando nelle valutazioni azionarie il rischio che rappresentano.

GUADAGNI AZIENDALI E CRESCITA ECONOMICA

I rischi per l’indice S&P500 derivano da anni di distorsione della politica monetaria, accumulata dalla mancanza di spazio di manovra della Fed e da possibili shock dalla politica (a cominciare da una escalation delle misure protezionistiche) mentre sembra che, almeno per il momento, i guadagni aziendali e la crescita economica possano proseguire. Alcuni analisti sottolineano il fatto che la politica monetaria sia destinata a costituire uno dei fattori principali in grado di determinare il trading sui mercati nei prossimi anni, alla stessa stregua (per importanza) degli utili aziendali, della crescita economica e dell’inflazione (sebbene alcuni di questi fattori siano correlati e intrecciati tra loro).

IL RIALZO DEI TASSI DA INIZIO ANNO

D’altra parte la modifica delle politiche della Fed ha già fatto sentire i suoi effetti di recente sul mercato azionario. Da inizio anno il rendimento dei titoli di stato USA è salito dal 2,41% al 2,8% (arrivando a fine febbraio al 2,94%, il massimo degli ultimi quattro anni).
L’aumento dei rendimenti e dei tassi di interesse (insieme al timore che l’inflazione potesse salire più del previsto) ha anche determinato la prima significativa correzione in circa due anni per l’indice Dow Jones Industrial Average e per l’indice S&P 500 di Wall Street.

WALL STREET, VALUTAZIONI TIRATE

Rispetto ad altre classi di attivi, le azioni sono ora considerate più rischiose rispetto agli anni passati non soltanto a causa delle loro valutazioni (il rapporto prezzo / utili a Wall Street è oggi pari 23,6 contro una media decennale di 18), ma perché per lungo tempo il Treasury decennale USA ha offerto un rendimento inferiore ai dividendi medi degli S&P 500: ciò ha fornito agli investitori un motivo solido per favorire le azioni nonostante la loro maggiore volatilità. I rendimenti dei titoli di stato USA dovrebbero continuare a salire creando un ambiente molto meno allettante per l’azionario: la Fed ha alzato i tassi di interesse a marzo e prevede di farlo ancora due volte nel 2018 (alcuni osservatori si aspettano però quattro rialzi quest’anno) ed ha aumentato il tasso finale previsto per il 2019 e 2020. Per tutte queste ragioni, la Fed rimane la principale variabile di rischio, ovvero il nemico pubblico numero uno per gli investitori azionari e per le prospettive di crescita.

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RIDUZIONE DEL BILANCIO DELLA FED

Anche perché, sta finendo un altro vento che ha favorito le azioni negli ultimi anni: il programma di acquisto di obbligazioni della Fed, che ha gonfiato il bilancio della banca centrale a quasi 4.500 miliardi di dollari. Un fenomeno che ha contribuito a spingere verso il basso i tassi di interesse e ha reso le azioni più interessanti rispetto al reddito fisso. Ma ora, con la decisione già annunciata dalla Fed di riduzione del bilancio a un ritmo di 10 miliardi di dollari al mese (che accelererà fino a 50 miliardi di dollari al mese), finirà anche questo importante supporto al mercato azionario.

TASSI DEL DECENNALE USA FINO AL 4,5%

Alcuni analisti arrivano a ipotizzare che nel giro di un paio di anni il rendimento del decennale del Tesoro USA possa arrivare fino al 4% o, addirittura, al 4,5%: uno scenario che provocherà una contrazione dei multipli di Borsa (e, quindi, delle quotazioni dei titoli azionari) dal momento che nessun incremento dei profitti potrà contrastare tale dinamica sfavorevole.



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