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Il famoso battito d’ali della farfalla nei Caraibi non provoca più uno tsunami in Indonesia. Il crollo delle monete in Turchia e Argentina, dovuto a cause molto diverse, ha impattato ad agosto l’indice MSCI delle monete dei mercati emergenti di un modesto 2%. Lo stesso vale per l’altro epicentro delle tensioni di agosto, il mercato del debito italiano, preso di mira dalle vendite. Anche in questo caso nessun effetto contagio, a differenza della crisi del 2011-12. Addirittura lo spread del rendimento dei BTP rispetto ai titoli equivalenti di Spagna e Portogallo si è allargato, in proporzione, più di quello con il Bund tedesco. Vale per i movimenti al ribasso, ma anche per quelli al rialzo. Wall Street dopo sette mesi ha recuperato e superato i massimi storici toccati il 26 gennaio, ma il resto del mondo non l’ha seguita, anzi. Con il risultato che l’indice azionario globale MSCI ex-USA viaggia in negativo ed è vicino ai minimi di 52 settimane, con la notevole eccezione dell’India.
Oggi Wall Street da sola capitalizza il 40% del valore di tutte le azioni quotate nel pianeta. È la prima volta dal 2005, quando stava montando la bolla immobiliare americana che avrebbe portato alla crisi dei subprime nel 2007 e al crac di Lehman l’anno dopo. La Cina invece è scesa dal 10% al 7,5% facendosi sorpassare dal Giappone. Lo stesso indice nel 2017 aveva nettamente sovraperformato l’America con un rialzo vicino al 25%. La locomotiva americana viaggia a tutto vapore ma non trascina gli altri vagoni dell’economia globale, a cominciare da quello europeo che anzi, più gli USA corrono più rallenta. È l’effetto del nuovo ordine globale, che da multilaterale sta diventando bilaterale? Vale a dire un mondo dove non esistono più regole commerciali e finanziarie uguali per tutti e negoziate a livello globale in sedi tipo il WTO, ma regole negoziate bilateralmente tra un partner e l’altro, come l’accordo sul NAFTA raggiunto dagli americani con i messicani ma non (ancora) con i canadesi. Per ora il nuovo modello sta premiando l’attore più forte, l’America di Trump, ma anche chi riesce a mettercisi d’accordo.
In questo mondo, i singoli paesi e anche le singole imprese sono molto più esposti direttamente al giudizio del mercato. Ci sono più responsabilità individuali e meno reti di protezione. In questo mondo, la rete di protezione della BCE che ha portato l’Europa fuori dalla crisi del debito del 2011-12 ora funziona di meno, non certo per colpa di Mario Draghi e nemmeno del fatto che si sta avvicinando la fine del QE e del suo mandato. Il sovranismo può avere il suo fascino, ma ha anche dei limiti che possono essere dolorosi, perché ti lascia da solo davanti al giudizio dei mercati, di cui la speculazione è una componente fondamentale che svolge un ruolo positivo. È come un elettrocardiogramma sotto sforzo, se c’è qualcosa che non funziona si vede subito. Non vale solo per l’Italia, alle prese con la manovra di bilancio diventata la più difficile degli ultimi 8 anni a causa delle parole in libertà fatte circolare da metà maggio in poi, ma anche per i casi citati prima di Turchia e Argentina.
Nel primo abbiamo un ‘uomo forte’ convinto che i mercati siano un’arma politica usata per spodestarlo. Di fronte a una crisi della moneta causata da un’inflazione fuori controllo che induce gli investitori a fuggire per timore di perdere il valore dell’investimento, si rifiuta di fare quello che sarebbe logico, vale a dire una stretta monetaria, perché gli farebbe perdere consenso, e va a una guerra persa in partenza. L’ultima misura, tassare i depositi in dollari per spingere i turchi verso la lira, non può avere successo. Se non mi fido della lira e preferisco i dollari li metto sotto il materasso o cerco di portarli in Bulgaria. In Argentina invece c’è Macri, che vuol convincere i mercati e correggere gli errori. Cerca di abbattere l’inflazione con l’arma dei tassi e accetta di sottoporsi alla rigida disciplina di bilancio del FMI per ottenere i 50 mld di dollari che gli servono per riportare il bilancio in equilibrio. Se accompagna il tutto con tagli di spesa credibili alla fine il premio del mercato arriverà.
La buona notizia è che a differenza di Wall Street il dollaro sembra aver smesso di correre, aiutando la Fed nel suo percorso di ritorno alla normalità monetaria con un impatto limitato sulle monete delle economie emergenti. Ma nel nuovo mondo che sta prendendo forma i mercati non faranno sconti a nessuno. L’Italia si è andata a cercare un elettrocardiogramma sotto sforzo di cui non si sentiva il bisogno. Dalle banche in salute all’economia che tiene ha le carte in regola per superarlo, deve solo temere sbalzi di pressione della politica.
(dalla rubrica “Caffè scorretto” della newsletter settimanale di FinanciaLounge)
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge
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