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Usa-Cina: Trump nasconde gli indizi in un’altra settimana critica

Pubblicato 11.02.2019, 12:23
Aggiornato 11.02.2019, 12:23
© Reuters.  Usa-Cina: Trump nasconde gli indizi in un’altra settimana critica

Investing.com - Nonostante l’ordine lanciato la settimana scorsa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, assicurando che non avrebbe incontrato il suo omologo cinese Xi Jinping prima della fine della tregua commerciale tra i due paesi, Wall Street è riuscita a chiudere in verde venerdì scorso.

"Non c'era alcuna ragione chiara per il rimbalzo di Wall Street, anche se secondo gli analisti era dovuto ai buoni risultati di business, raffreddando l’atmosfera negativa causata dalla mancanza di chiarezza sul raggiungimento di un accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti", spiega Jose Luis Carpatos, CEO di Serenity Markets.

Tuttavia, nonostante il rifiuto dello stesso Trump, questo fine settimana l'amministrazione americana ha fatto filtrare la possibilità di una riunione di entrambi i presidenti a marzo in Florida. “Anche se dovremo attendere l'esito delle riunioni che si terranno questa settimana, crediamo che il "messaggio" che entrambe le parti lanceranno sarà ottimistico, anche se non c'è un accordo definitivo. Quello di cui siamo sicuri è che i mercati saranno molto consapevoli nei prossimi giorni del flusso di notizie generate intorno a questi incontri", avverte Link Securities.

Incontro o "nessun incontro" tra Trump e Xi a parte, la verità è che questa settimana sembra ancora una volta cruciale per questa "storia infinita", in quanto una delegazione di rappresentanti degli Stati Uniti viaggeranno in Cina per continuare le trattative, che si svolgeranno il 14 e 15 (giovedì e venerdì).

"Sembra molto chiaro che saranno affrontate le questioni che frenano l'accordo, come le importanti riforme strutturali che gli Stati Uniti chiedono alla Cina e che quest'ultima non è molto interessata a realizzarle", sottolinea José Luis Cárpatos.

Per il momento, i mercati europei hanno iniziato la settimana con ottimismo, restando in verde con il Ftse Mib che guadagna oltre l’1%.

Steven Mnuchin, segretario del Tesoro, e Robert Lightizer, rappresentante degli Stati Uniti nei negoziati, saranno i responsabili di queste riunioni a nome degli Stati Uniti.

"Ricordiamo che la tregua dei 90 giorni termina il 1° marzo e, se non si raggiungerà un accordo o si prolungherà la tregua (nel caso di progressi significativi), gli Stati Uniti potrebbero aumentare i dazi sui prodotti cinesi dal 10% al 25%", ricordano da Renta 4.

"Anche se le posizioni rimangono distanti, pensiamo ancora che entrambe le parti siano interessate a presentare 'risultati', anche in caso di accordo minimo, in modo da evitare l'entrata in vigore di nuovi dazi", spiegano in Link Securities.

"La cosa più importante è che a Pechino i ponti non sono rotti", afferma Bankinter (MC:BKT), pur riconoscendo che "dobbiamo essere preparati nel caso in cui non ci siano progressi immediati, perché nella fase finale di ogni negoziato le parti minacciano di rompere presentando richieste esagerate col fine di esercitare pressioni. E' quello che puo' succedere questa settimana”.

Secondo questi esperti, "una soluzione tempestiva è improbabile. Continuiamo a pensare che lo scenario più probabile sia quello di un progresso molto lento, ma senza ulteriori ritorsioni; non dobbiamo aspettare la firma di un unico accordo che risolve la questione, ma più probabilmente progressi parziali e battute d'arresto. Il mercato, dunque, potrà festeggiare. Potrebbe essere il momento di una settimana di blocco non distruttivo che probabilmente porterà ad una proroga della tregua oltre il 1° marzo. Ecco perché questa settimana gli scambi entreranno in una fase più neutrale, continuando con il tono dello scorso fine settimana, ma con movimenti più fluidi.

"Ad oggi, va ricordato che Washington ha imposto dazi sui prodotti cinesi per un valore di 250 miliardi di dollari da luglio, e minaccia di sanzionare le merci per altri 267 miliardi di dollari", conclude Banca March.

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