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Bce: taglio prudente, ma tassi scenderanno ancora. I commenti degli analisti

Pubblicato 13.12.2024, 09:54
© Reuters

Investing.com – Nella riunione di dicembre la Bce ha deciso di abbassare il costo del denaro di altri 25 punti base, portando il tasso di deposito al 3%. Nonostante i banchieri abbiano sottolineato le preoccupazioni relative alla debolezza dell’economia, che si stima crescerà solo dello 0,7% quest’anno, la presidente Christine Lagarde non ha voluto prendere impegni su possibili ulteriori tagli ai tassi d’interesse. Ma quali sono i rischi che corre l’Eurozona lungo il percorso di normalizzazione della politica monetaria e come si muoverà Francoforte per schivarli? Per rispondere a queste e ad altre domande, Investing.com ha raccolto i commenti degli analisti dopo l’ultimo meeting della Bce.

Martina Daga, Macro Economist, AcomeA SGR


La Banca Centrale Europea ha deciso all’unanimità di ridurre nuovamente i tassi di riferimento di 25 punti base, portando il deposit rate al 3%. Questo è il terzo taglio consecutivo di pari entità, dopo che la Bce aveva inaugurato il ciclo di allentamento monetario a giugno con un approccio inizialmente cauto, formando le aspettative per un taglio ogni trimestre. Tuttavia, i dati macroeconomici più recenti, caratterizzati da una debolezza generalizzata, hanno spinto la Bce ad accelerare il ritmo, portando i tagli a ogni meeting di politica monetaria. Da giugno a oggi la Bce ha tagliato i tassi di riferimento di un totale 100bp.

La Bce si conferma strettamente “data-dependent”: la sequenza di tagli ravvicinati è, infatti, iniziata quando sia l’inflazione sia la crescita economica hanno iniziato a sorprendere al ribasso. I dati relativi all’inflazione mostrano un evidente rallentamento: la crescita annualizzata degli ultimi tre mesi è negativa e sia il dato headline sia l’inflazione core (meno volatile) hanno registrato dinamiche mensili in contrazione nel mese di novembre in eurozona.

La BCE è ora più sicura del processo di disinflazione, affermando che l'inflazione si assesterà intorno all'obiettivo di medio termine del 2% in modo duraturo. Sul fronte della crescita economica, i rischi rimangono orientati al ribasso: gli indici PMI continuano a segnalare una debolezza diffusa delle attività economiche, senza prospettive concrete di ripresa nel breve termine.

Anche il mercato del lavoro, seppur ancora resiliente con un tasso di disoccupazione ai minimi storici, potrebbe subire un indebolimento nei prossimi mesi. Le survey della Directorate-General for Economic and Financial Affairs (DG ECFIN) indicano, infatti, una probabile contrazione dell’occupazione, un fattore che potrebbe creare ulteriori rischi al ribasso sulle dinamiche inflazionistiche. Infatti, nell’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche della Bce le stime di crescita sono state riviste al ribasso per i prossimi anni, così come le aspettative di inflazione headline per il 2024 e 2025, rispettivamente da 2.5% a 2.4% e da 2.2% a 2.1%.

Alla luce del quadro macroeconomico, è stato eliminato dallo statement il riferimento al fatto che la politica monetaria debba rimanere sufficientemente restrittiva per tutto il tempo necessario per raggiungere il target del 2%. La Bce ha maggiore sicurezza nel raggiungimento del target, vede ora rischi sull’inflazione bilanciati. La situazione economica non richiede più, dunque, condizioni di politica monetaria restrittive a lungo, ma è ancora prematuro iniziare a parlare di tasso neutrale. Lagarde ha anche dichiarato che si è discussa la possibilità di un taglio da 50bp, anche se poi l’unanimità è stata raggiunta su 25bp.

La forward guidance della Bce rimane volutamente vaga, Lagarde ripete che le future decisioni di politica monetaria saranno guidate dall’outlook di inflazione, dalle dinamiche di inflazione core e dalla forza del meccanismo di trasmissione di politica monetaria. In un recente paper, Isabel Schnabel, uno dei membri più influenti del Consiglio Direttivo, ha sottolineato come in un contesto macroeconomico volatile sia cruciale evitare che la forward guidance vincoli eccessivamente le decisioni dei policymaker.

Ann-Katrin Petersen, Chief Investment Strategist for Germany, Austria, Switzerland and Eastern Europe, BlackRock (NYSE:BLK) Investment Institute

Verso un ulteriore allentamento nel 2025... La BCE ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base. Una domanda chiave per il 2025 sarà quando e dove finirà il ciclo di riduzione dei tassi. Oggi le calze di Natale non sono rimaste vuote. Una serie di tagli consecutivi rimane sul tavolo, subordinata a un approccio “data-dependent”. La Presidente Lagarde ha assunto un tono moderatamente dovish, in particolare eliminando dalla dichiarazione di politica monetaria l'indicazione sui tassi “sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”. Ma non è ancora chiaro se la BCE si fermerà una volta che il tasso di policy raggiungerà un livello ampiamente “neutrale” del 2% nell'estate del 2025, come ci aspettiamo attualmente, o se abbasserà i tassi passando a una politica moderatamente allentata.

...un cesto di Natale per la crescita futura. La BCE ha più spazio per tagliare i tassi d'interesse rispetto alla Fed, avendo portato i tassi in territorio più restrittivo e guadagnato fiducia sul ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% a inizio anno prossimo. Nel frattempo, nonostante i segnali incoraggianti di ripresa dei consumi privati, l’Eurozona si trova ad affrontare i freni alla crescita derivanti dai possibili dazi commerciali statunitensi, dalla crescente frammentazione geopolitica e dall'incertezza politica in alcuni Stati membri.

Non torneremo a una politica molto accomodante. Date le persistenti pressioni inflazionistiche, riteniamo che solo un brusco deterioramento dell'economia potrebbe indurre la BCE ad aumentare i tagli e a scendere significativamente al di sotto della soglia di neutralità. Non si tratta di un tipico ciclo di tagli né di un ritorno al mondo che conoscevamo un tempo, in cui l'inflazione era costantemente ben al di sotto dell'obiettivo del 2% e la politica era molto accomodante. Con un mercato del lavoro in flessione ma ancora rigido e una produttività debole, le pressioni interne sui prezzi potrebbero mantenere l'inflazione vicina o superiore al 2%, come risulta dalle proiezioni della BCE per il 2027. Pensiamo che la crescita dei salari si raffredderà ulteriormente, ma l'inflazione dei servizi è ancora troppo alta, circa il 3,9% a novembre.

Nessuna sorpresa di Natale per i mercati. I mercati si aspettano già una serie di tagli, che porteranno il tasso di policy leggermente al di sotto della neutralità nella seconda metà del 2025. Gli investitori dovrebbero tenere a mente il quadro generale: anche se vicini alla neutralità, i tassi sarebbero strutturalmente più alti rispetto a prima della pandemia, sostenendo l'appeal del reddito. In un orizzonte tattico, preferiamo il reddito delle obbligazioni e del credito dell'area dell'euro a breve scadenza e rimaniamo tatticamente neutrali sui titoli di Stato dell'Eurozona a lungo termine. Continuiamo a preferire i titoli statunitensi a quelli europei, grazie alla solidità degli utili societari e al tema dell'intelligenza artificiale, ma vediamo opportunità in Europa sia a livello di settore che di società.

Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte

Nel corso dell'ultima riunione, la BCE ha optato per un taglio dei tassi d’interesse di riferimento da 25 punti base: la decisione, come dichiarato da Christine Lagarde, è stata presa all’unanimità, per quanto l’ipotesi di un taglio da 50 punti base sia stata comunque oggetto di discussione. Parallelamente, la crescita del PIL e l’inflazione per il 2025 sono state entrambe riviste al ribasso, con un ritorno dell’inflazione al di sopra del 2% nel 2027.

Nel comunicato stampa seguito al meeting, la BCE ha tolto il riferimento al mantenimento di una politica restrittiva fino al raggiungimento del target del 2%, adottando una strategia “data dependent” e riservandosi di valutare di riunione in riunione l’orientamento più appropriato per la politica monetaria. Sul tema dell’andamento del cambio, alla domanda su come si comporterebbe la BCE nel caso di un calo dell’euro al di sotto della parità, Lagarde ha risposto che presterà attenzione al tema nei prossimi mesi.

L’Eurotower ha lasciato intuire l’intenzione di tagliare ancora, demandando l’ipotesi di un’accelerazione del taglio dei tassi (da 25 a 50 pb) ai prossimi meeting, in base al tenore dei dati macroeconomici. Al momento, le stime implicite nei Futures su Euribor 3M ipotizzano come target l’area dell’1,75% in termini di tasso sui depositi a fine 2025, per quanto con una probabilità più bassa rispetto a prima della riunione. In prospettiva, lo scenario è quello di un tasso sui depositi al 2% già entro giugno 2025.

Un’eventuale accelerazione nel corso di uno dei prossimi due incontri di gennaio e marzo è subordinata al fatto che la fase di forza del dollaro si arresti dopo l’insediamento di Trump il prossimo 20 gennaio. Ad oggi i Future su Euribor 3M stimano una probabilità prossima al 100% che ciò accada nel meeting di gennaio.

Kaspar Hense, Senior Portfolio Manager di RBC BlueBay Asset Management

Lagarde e la BCE hanno avuto un anno molto positivo. Hanno guidato bene il mercato e hanno evidenziato, nel corso del primo trimestre, che il mercato si sbagliava nell'ipotizzare tagli aggressivi dei tassi nella prima metà del 2024.

Come previsto, hanno iniziato a tagliare lentamente, ma con determinazione a giugno e a settembre e ora hanno concluso l'anno con quattro tagli in totale. Uno in più di quelli che avevamo previsto, ma con la guerra dei dazi che incombe e le prospettive di crescita globale in peggioramento, dove molto probabilmente i tassi di disoccupazione nei paesi core continueranno a salire lentamente, ci sembra giustificato.

Ci aspettiamo che gradualmente – vale a dire 25 punti percentuali a riunione – riducano ulteriormente i tassi al di sotto della “neutralità a breve termine” che, a nostro avviso, si aggira intorno al 2%. Ciò significherebbe che, con un'inflazione core vischiosa intorno al 2,5% nel primo semestre del 2025, prima che continui a rallentare ulteriormente nella seconda metà dell'anno, ci aspettiamo che i tassi reali siano negativi e di lieve sostegno all'economia, con i venti contrari derivanti dal commercio, dalla continua pressione concorrente della Cina e dalle questioni fiscali.

Dean Turner, Chief Eurozone and UK Economist UBS Global Wealth Management

In linea con le nostre aspettative e con quelle del mercato, la Banca centrale europea (BCE) ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base (bps) nella riunione di dicembre. A nostro avviso, l'affievolirsi delle pressioni inflazionistiche a medio termine e la crescita debole fanno pensare che la BCE continuerà a tagliare i tassi ad ogni riunione fino a giugno, portando il tasso di deposito al 2%. Allo stato attuale, il rischio è che la BCE debba fare di più, non di meno, per sostenere l'economia nel 2025. Tuttavia, è più probabile che ciò si traduca in ulteriori tagli più avanti nel 2025 piuttosto che in movimenti più ampi nel breve termine.

La moneta unica è stata nel mirino durante le elezioni statunitensi e sta lottando per risalire dal fondo della sua recente fascia di negoziazione rispetto al dollaro USA (USD). Il potenziale di ulteriore volatilità sui cambi è elevato con l'entrata in carica della nuova amministrazione statunitense. A nostro avviso, dato che le valutazioni dell'USD appaiono già eccessivamente elevate, raccomandiamo di vendere il dollaro che si rafforzerà ulteriormente.

Inoltre, con la probabilità che i tagli ai tassi continuino fino al 2025, i rendimenti della liquidità e del mercato monetario sono destinati a diminuire. A nostro avviso, gli investitori dovrebbero preparare i portafogli alla prospettiva di tassi più bassi spostando gli investimenti in obbligazioni investment grade diversificate di media durata e in strategie di reddito azionario per migliorare sia i rendimenti che la diversificazione.

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Antonella Manganelli, AD di Payden & Rygel Italia


La Banca Centrale Europea ha ridotto il tasso sui depositi di 0,25 punti percentuali, portandolo al 3%. Questa decisione segna il terzo taglio consecutivo dei tassi, per un totale di 100 punti base di riduzione dal mese di giugno. La BCE ha inoltre segnalato ulteriori tagli per il 2025, alla luce dell’indebolimento delle previsioni sull’inflazione e sulla crescita economica.

Il Consiglio Direttivo ha cambiato approccio, eliminando il riferimento al mantenimento di una politica "restrittiva" e adottando una strategia basata sui dati e sulle decisioni prese riunione per riunione. L'obiettivo resta quello di stabilizzare l'inflazione al 2% nel medio termine. I mercati avevano largamente previsto questa mossa e l'annuncio ha avuto un impatto limitato sui prezzi di mercato e sull'euro, che è sceso leggermente rispetto al dollaro (al minimo di giornata $1.047). Gli investitori prevedono ulteriori riduzioni dei tassi per un totale di 125 punti base nel corso del prossimo anno, in linea con le aspettative precedenti all'annuncio.

Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm

Come previsto dal consensus, nella riunione di oggi la BCE ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, per la quarta volta nel 2024 da quando è iniziato questo ciclo di riduzioni, nel giugno scorso. La mossa porta il tasso sui depositi al 3%, il livello più basso da marzo 2023.

Questa decisione fa seguito alla revisione, da parte di Francoforte, delle previsioni di crescita del Pil dell’Eurozona per il 2025, stimata all'1,1%, un dato inferiore rispetto all'1,3% pronosticato a settembre. E le proiezioni restano modeste anche per gli anni seguenti, con una crescita stimata dell'1,4% nel 2026 e un ulteriore calo all'1,3% nel 2027; una prospettiva cupa per l'economia europea.

Ora che l'inflazione che non è più una preoccupazione incalzante, l'Eurotower rimarrà probabilmente focalizzata sulle misure per sostenere l'economia in questo periodo di crescita lenta.

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Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS IM

I fondamentali giustificano pienamente il taglio di dicembre e la decisione di rimuovere il messaggio che "la politica deve rimanere in territorio restrittivo per tutto il tempo necessario a portare l'inflazione al target" è una modesta virata verso una politica espansiva. Detto questo, le mosse future dipendono dai dati e si conferma che la BCE non si è impegnata a definire un approccio per il futuro. Il comunicato afferma che le condizioni finanziarie “continuano ad essere rigide perché la politica monetaria rimane restrittiva” e che “nel tempo, gli effetti gradualmente attenuati della politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere una ripresa della domanda interna”.

Le nuove previsioni mostrano chiaramente come l'inflazione dovrebbe raggiungere l'obiettivo del 2% all'inizio del prossimo anno e rimanere intorno a questo valore fino al 2027. Sebbene la Lagarde abbia detto che la lotta all'inflazione non è ancora finita, i numeri parlano chiaro e la necessità di bilanciare i rischi è ora su due fronti. Con una crescita che rimarrà al di sotto del potenziale per almeno un altro anno, sospettiamo che i rischi di un aumento dell'inflazione siano estremamente contenuti. È chiaro che la BCE deve rimanere cauta per il momento, poiché “l'inflazione interna è scesa [ma] rimane elevata, soprattutto perché i salari e i prezzi in alcuni settori si stanno ancora adeguando con notevole ritardo all'impennata dell'inflazione passata”. Sembra che sia solo una questione di tempo.

Per quanto riguarda i mercati, il modesto irripidimento iniziale delle curve degli EGB (European Global Bonds) si è invertito e ora assistiamo a un inasprimento delle curve ribassiste e a un modesto allargamento dello spread. A nostro avviso, si tratta più di una mossa di presa di profitto che dell'inizio di un movimento ribassista dei rendimenti. I mercati non stanno infatti valutando un eccessivo ciclo di allentamento delle politiche per i prossimi trimestri e ci aspettiamo che i dati delle prossime settimane confermino i rischi al ribasso per la crescita e le pressioni disinflazionistiche.

Il dibattito sul tasso neutrale si aprirà a metà del 2025, quando la BCE si avvicinerà ad esso. Al momento, vediamo un'ampia gamma di opinioni che dovranno convergere verso un intervallo più stretto per il “neutrale”. Attualmente, la BCE non solo giudica i tassi di riferimento ancora restrittivi, ma anche le condizioni di finanziamento sono restrittive e potenzialmente continuano a pesare sull'economia. L'attuale livello di incertezza è molto elevato, a causa della congiuntura politica (Francia e Germania) e le future decisioni politiche dell'amministrazione statunitense determineranno anche il tono dei provvedimenti futuri e dei tassi terminali.

Siamo pertanto convinti che la BCE sia saldamente orientata a tagliare e che si avvicinerà alla neutralità l'anno prossimo. Manteniamo quindi una sovraponderazione della duration dell'area euro rispetto ad altri mercati Developed Market core come per esempio i treasury USA (UST).

Álvaro Sanmartín, Chief Economist, Amchor IS

La Bce ha tagliato i tassi di 25pb e il tono generale della dichiarazione e della conferenza stampa è stato piuttosto dovish e compatibile con tagli consecutivi dei tassi nelle prossime riunioni.

L'orientamento dovish viene confermato da alcuni aspetti: la Bce ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita e di inflazione, ma mostra fiducia nel fatto che l'inflazione raggiungerà l'obiettivo del 2% prima del previsto l'anno prossimo. Lagarde ha ammesso che durante la riunione è stata menzionata la possibilità di un taglio di 50pb. La Bce, inoltre, ha affermato che il suo obiettivo è quello di stabilizzare l'inflazione intorno al 2% e ciò trasmette indirettamente il messaggio che non vuole che l'inflazione venga sottovalutata e che per evitarlo non esclude di portare il tasso di interesse al di sotto della neutralità. Infine, nella dichiarazione, scompare il riferimento all'impegno a mantenere la politica monetaria restrittiva per tutto il tempo necessario.

Per questo ritengo che la Bce continuerà ad abbassare i tassi almeno per le prossime due riunioni. Da quel momento in poi, la portata di questo ciclo di tagli dipenderà da come evolverà lo scenario macro. Se Trump non si spingerà troppo in là con i dazi, penso che il 2,5% sia un obiettivo ragionevole. Se Trump sarà troppo aggressivo e questo avrà un grave impatto sulla domanda aggregata dell'Eurozona, il tasso potrebbe scendere al 2% o anche più in basso.

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