Di Alessandro Albano
Investing.com - I verbali della Banca centrale europea hanno evidenziato l'incertezza derivante dalla crisi Ucraina e la flessibilità della banca di fronte ad un contesto di forte aumento dei prezzi e rallentamento della crescita economica.
L'Eurotower non ha usato il termine stagflazione, in quanto non prevede una contrazione economica, ma nella riunione del 9/10 marzo "un ampio numero" di membri del consiglio direttivo ha ritenuto necessario iniziare il percorso verso la normalizzazione delle politica monetaria per riportare i prezzi verso quel target del 2% che sembra ancora lontano.
La banca è disposta ad attuare la propria exit strategy al quantitative easing a partire dal terzo trimestre, quindi prima del previsto, ma resta ancora incerta la strada futura dei tassi d'interesse i quali, per diverse case d'investimento, potrebbero essere alzati già a partire da settembre per la prima volta in oltre 10 anni.
E' il caso di Goldman Sachs (NYSE:GS), secondo il quale "visti i rischi al rialzo per l'inflazione, la banca centrale terminerà gli acquisti netti del programma a luglio" e aumenterà il costo dell'euro "di 25 punti base nelle riunioni di settembre e dicembre".
La guerra in corso, spiegano gli esperti di Goldman in un report, implicano "una sostanziale incertezza sui tempi". "Un aumento dei tassi a luglio è possibile se la domanda, colpita dalla guerra in Ucraina, si rivelerà molto inferiore al previsto, ed emergeranno chiari segnali di effetti di secondo impatto". Tuttavia, per gli analisti Goldman è probabile "un processo di normalizzazione più lento se uno stop dei flussi di gas russi peserà più fortemente sulla crescita dell'area euro".
Inoltre, il colosso degli investimenti stima che da settembre inizierà un processo di stretta sulle condizioni del credito che porterà la banca ad aumentare i tassi di 25 pbs nelle riunioni di marzo, giugno e dicembre 2023, con "rischi di un ritmo più veloce in caso di ulteriori impatti sulle aspettative di inflazione". Secondo la banca Usa, quindi, il tasso centrale Bce - cioè quello sulle operazioni di rifinanziamento principali - potrebbe raggiungere l'1,25% a fine 2023 dallo 0% attuale.