Investing.com – Mancano pochi giorni all’appuntamento politico più importante dell’anno: il 3 novembre 2020 gli Stati Uniti voteranno per eleggere il nuovo Presidente e rinnovare parte del Congresso.
La contesa elettorale che eleggerà il 46° Presidente degli Stati Uniti vede il Presidente uscente, Donald Trump, sfidare Joe Biden, ex vicepresidente durante il mandato di Barack Obama.
Oltre al Presidente, si voterà per il vicepresidente (Mike Pence per i repubblicani e Kamala Harris per i democratici) e verrà rinnovata l’intera Camera dei rappresentanti, formata da 435 persone, e un terzo del Senato (33% dei membri). Se alla Camera il sistema è proporzionale al numero degli abitanti di ogni Stati, al Senato ognuno conta su due seggi. Infine, si vota anche per eleggere undici governatori statali e molti parlamentari locali.
Il sistema elettorale
Gli Stati Uniti hanno un sistema a elezione semidiretta: il presidente lo scelgono i cittadini, ma passando per i cosiddetti grandi elettori, che sono 538 in totale e formano il collegio elettorale, previsto dall’articolo 2 della costituzione. Vince il candidato che ottiene almeno 270 voti dei grandi elettori, la metà più uno del collegio elettorale (il cui numero è pari al numero dei rappresentanti al congresso: 435 deputati, cento senatori e tre rappresentanti per il District of Columbia, dove si trova la capitale Washington).
Se nessun candidato dovesse raggiungere quella soglia, spetta alla Camera eleggere il presidente mentre il Senato sceglie il vicepresidente. Il numero di grandi elettori per ogni stato varia in base alla sua popolazione (per esempio, la California, che ha 40 milioni di abitanti, ha diritto a 55 grandi elettori; il Wyoming, che ha 600mila abitanti, ne ha tre). In ogni stato (tranne che nel Maine e in Nebraska) il candidato che ottiene più voti conquista tutti i delegati in palio.
Il sistema di voto per posta ha permesso già a 71 milioni di americani di esprimere la loro preferenza, spinti anche dalla pandemia che nel paese ha già provocato 225 mila decessi e quasi nove milioni di casi. Trump ha attaccato questo sistema, affermando che potrebbe favorire i brogli elettorali.
Una partita ancora aperta
A sei giorni dalle elezioni un sondaggio della Cnn dava in vantaggio Joe Biden con il 54% contro il 42% di Trump. Si tratta del “più alto di qualsiasi candidato in oltre due decenni nei giorni finali della campagna elettorale”, spiegano dal media.
A decidere, però, è il risultato nei singoli stati per il meccanismo dei grandi elettori, in particolare nei tradizionali stati in bilico, i cosiddetti swing states. Nel 2016, infatti, Hillary Clinton prese tre milioni di voti in più rispetto a Trump, ma venne sconfitta perché l’attuale presidente riuscì a vincere per un soffio in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, tre stati che alle passate elezioni si erano schierati con i democratici.
Secondo la media dei sondaggi di RealClearPolitics, Trump sta recuperando 7 punti a livello nazionale, diminuendo anche il gap nei principali ‘battleground States’, a partire alla Florida, dove sarebbe passato in testa per la prima volta con un +0,4%. Il divario che lo separa dallo sfidante è esiguo anche in Pennsylvania (+3,8%), Arizona (+2,4%) e North Carolina (+0,7%), tutti stati in bilico.
Un campanello d'allarme che ha indotto i democratici a cambiare tattica, insistendo sul voto anticipato di persona, come ha fatto Biden nella sua Wilmington in Delaware, ma invitando ora ad evitare quello per posta nel timore che le schede non siano consegnate entro i termini fissati dai vari Stati. Finora hanno già espresso la loro preferenza oltre 73 milioni di persone, di cui quasi 50 per corrispondenza, una modalità in larga maggioranza usata dagli elettori democratici.
Il sondaggio di Investing.com
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