Investing.com - E’ arrivato il momento in cui gli investitori devono preoccuparsi per i titoli di Stato italiani? L’attuale contesto economico non è sicuramente dei migliori e i rendimenti dei bond governativi continuano a crescere ovunque e potrebbero aumentare anche nei prossimi tre mesi: Il Treasury USA a 10 anni ha superato la storica soglia del 4%, il Bund tedesco a 10 anni rende oltre il 2% e il Btp della stessa scadenza il 4,5%.
L’enorme debito pubblico italiano non può permettersi rialzi troppo sostenuti dei rendimenti, che potrebbero mettere in difficoltà i conti dello Stato, lasciando poco spazio a politiche di sostegno per imprese e famiglie attanagliate dal caro energia.
Giacomo Calef, Country manager di NS Partners, società di asset management ginevrina fondata nel 1964 e specializzata nella gestione dei grandi patrimoni, aggiunge però che la vita media del debito italiano è molto lunga, 7 anni circa, e che prima che un innalzamento dei tassi abbia un impatto significativo sul suo costo ci vorrà del tempo.
Inoltre, se si guarda al tasso marginale di rifinanziamento del debito, si può rilevare come sia ancora basso e lontano da livelli allarmanti, sintomo di una situazione ancora sostenibile.
Bce più aggressiva
Calef ricorda che la stima dell’Istat l’inflazione ha raggiunto l’8,9% a settembre, spinta dai rincari dei beni energetici e alimentari e dalle strozzature dell’offerta, ma anche l’inflazione tedesca corre e ha toccato il 10% sempre a settembre, il che fa presupporre che la BCE dovrà intervenire, incrementando ulteriormente i tassi, il che potrebbe avere un impatto sul rendimento dei Btp, che scontano in parte l’atteggiamento potenzialmente più aggressivo della Banca Centrale.
Considerando invece il tasso di disoccupazione italiano, è sceso al 7,8% dopo il picco del 10% nei mesi estivi del 2020, un calo che secondo Calef è dovuto a un effettivo miglioramento delle prospettive lavorative, ma anche ad un contestuale aumento degli inattivi.
Le stime della Nota di aggiornamento al Def segnalano che il Pil italiano è atteso in miglioramento nel 2022, per l’effetto combinato di una crescita maggiore di quella prevista, nei primi sei mesi dell’anno, e di una lieve flessione, da luglio a dicembre. Le previsioni del 2023 invece appaiono decisamente ridimensionate con la crescita ora stimata allo 0,6%.
Italia ancora solida
In conclusione, secondo il Country manager di NS Partners, sicuramente lo scenario che stiamo vivendo non è dei più rosei, ma allo stesso tempo il mercato italiano risulta ancora solido, con i titoli di Stato che offrono rendimenti tra i più elevati in Europa, e sono tra quelli che rendono maggiormente, insieme alla Grecia, anche sulle scadenze brevi.
Nel resto del continente, invece, i titoli di Stato offrono rendimenti di gran lunga inferiori, ed anche per questo, sottolinea Calef, le aste di BTP ottengono sempre una forte domanda.
Questo articolo è stato scritto in esclusiva da Financialounge.com per Investing.com. Ogni settimana, "Market View" propone interviste originali con case d'investimento sui temi centrali di mercato che verranno riportate esclusivamente sul nostro sito. Non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all'investimento.