Investing.com -- Il 27 settembre il Governo italiano ha approvato la Nadef, il documento che aiuta a capire quale sia l’andamento dell’economia e quante risorse abbia in cassa lo Stato. Tra le molte richieste dei vari ministeri e le poche coperture trovate fino a questo momento da Palazzo Chigi, la certezza è una: serve più debito per chiudere la legge di bilancio.
Secondo i dati aggiornati, il Pil nel 2023 crescerà dello 0,8%, in lieve calo rispetto al +0,9% tendenziale ipotizzato nel Def e del +1% stimato sul piano programmatico. Il Pil per il 2024, invece, è calcolato in crescita dell’1,2% su base annua, mentre il Documento di economia e finanza dello scorso aprile calcolava un’ipotesi di crescita dell’1,4%. Il risultato è un aumento di 1 punto percentuale del rapporto deficit/Pil, ora dato al 5,3%, mentre ad aprile veniva stimato al 4,3%. Il rapporto debito pubblico/Pil, invece, si attesta al 140,1%. Il tasso di disoccupazione viene previsto al 7,3% il prossimo anno.
Tra le altre cose, a pesare sull'aumento del rapporto deficit/Pil è stato il Superbonus, dopo che Eurostat il 27 settembre ha confermato come i crediti relativi all’incentivo edilizio del 2023 siano da considerare pagabili e dunque vadano registrati nei conti pubblici dell'anno in corso.
L’aspetto positivo, è che la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza è stata una doccia di realismo per i vari ministri, già lanciati verso le elezioni europee dell’anno prossimo. Un clima da campagna elettorale che non piace certo alla premier, Giorgia Meloni, e al ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, decisi a scrivere una legge di bilancio all’insegna “della serietà e del buon senso”, capace di convincere i mercati e allo stesso tempo proteggere i salari dall’inflazione. “Tutte le risorse disponibili devono essere destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie”, ha commentato sui social la premier Giorgia Meloni.
“Per l’anno prossimo abbiamo posto l’asticella del deficit al 4,3%”, ha spiegato Giorgetti. Nel Def di aprile il governo aveva confermato una stima programmatica del 3,6%, alzare il deficit programmatico per l’anno prossimo di 0,7 punti permetterà al Governo di avere più spazio di manovra quest’anno. Nel dettaglio circa 14 miliardi su un totale di 30 previsti per una legge di bilancio che, inevitabilmente, lascerà qualche scontento.
Il primo a rimanere gelato è stato il ministro dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini, a cui è stato fatto capire che i 14 miliardi per il ponte sullo stretto di Messina, al momento, non ci sono. L’opera tanto cara a Silvio Berlusconi si farà, ma con calma, magari verso fine mandato per ottenere una nuova leva elettorale. Adesso è il momento di fare i conti con la realtà e la seconda legge di bilancio del Governo Meloni deve scontare già il Superbonus e l’aumento dei tassi di interesse.
Il primo, costato fino ad ora circa 100 miliardi, è stato a più riprese criticato dalla maggioranza che nei lavori sul decreto asset ha già bocciato tutti gli emendamenti su una possibile proroga. Tuttavia i conti con il Superbonus non si chiuderanno quest'anno, visto che Eurostat ha chiesto di riesaminare la questione entro la fine del primo semestre del 2024, “tenendo conto dell'evoluzione dei crediti d'imposta incagliati e degli interventi che il governo potrebbe intraprendere per risolvere il problema”.
Un'altra preoccupazione per quanto riguarda i conti dell'anno prossimo arriva dall'aumento dei tassi. La stretta monetaria della Bce sta facendo salire gli interessi che l’Italia deve pagare sul debito. Una tassa che, secondo le stime del Mef, costerà all’Italia 14 miliardi in più nel 2024 rispetto a quelli spesi quest’anno. Intanto, l’effetto è già evidente sulle obbligazioni emesse dallo Stato. I Btp a 10 anni sono saliti oltre il 4,8%, valore record per il 2023, mentre i Bot semestrali emessi il 27 settembre dal Tesoro hanno raggiunto un rendimento del 4%, in aumento di 17 centesimi rispetto alla precedente asta di agosto.