Gli analisti di Morgan Stanley (NYSE:MS) ritengono che il recente taglio di 50 punti base (bp) dei tassi della Federal Reserve non segnali un cambiamento significativo nella sua funzione di reazione e avrà un impatto limitato sulle altre banche centrali globali.
Gli analisti di Morgan Stanley ritengono che il recente taglio di 50 punti base (bp) della Federal Reserve non rappresenti un cambiamento significativo della sua funzione di reazione e che avrà un impatto limitato sulle altre banche centrali globali.
Secondo Powell, la Fed è ancora fiduciosa nello stato di salute dell'economia e del mercato del lavoro, e ulteriori tagli dipenderanno dai prossimi dati, come le buste paga e la spesa dei consumatori.
La nota di Morgan Stanley sottolinea che la risposta delle banche centrali globali continuerà a essere influenzata dalle condizioni interne.
Ad esempio, la banca centrale brasiliana ha recentemente aumentato i tassi a causa della forte crescita e dell'indebolimento della valuta, entrambi segnali di pressioni inflazionistiche.
Al contrario, secondo Morgan Stanley, la banca centrale dell'Indonesia ha tagliato i tassi dopo che la sua valuta si è apprezzata, riducendo i rischi di inflazione.
Questi esempi dimostrano come i mercati emergenti riescano a bilanciare le condizioni finanziarie globali con i fattori economici locali.
Nei mercati sviluppati, gli analisti di Morgan Stanley prevedono poche reazioni immediate alla mossa della Fed.
In Europa, si prevede che la Banca Centrale Europea (BCE) continuerà il suo approccio cauto, con un altro taglio probabile a dicembre.
La Banca d'Inghilterra (BoE), che ha sospeso i tagli dei tassi a settembre a causa delle preoccupazioni sull'inflazione, dovrebbe riprendere i tagli a novembre. La Bank of Japan (BoJ), invece, dovrebbe rimanere ferma fino all'inizio del 2024.
Sebbene il taglio di 50 pb da parte della Fed faccia pensare a potenziali grandi cambiamenti in futuro, Morgan Stanley sottolinea che non indica un cambiamento di strategia fondamentale.
Il ciclo di allentamento è ancora considerato positivo per gli asset di rischio, ma permangono incertezze, in particolare per quanto riguarda le prossime elezioni statunitensi e i loro potenziali effetti sulle previsioni per il 2025.