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Ridurre le intensità delle onde. Questo è il compito principale dei frangiflutti, quei giganteschi ammassi di pietra sotto forma di lastroni, cubi o prismi che si trovano in qualsiasi porto di mare.
Sono lì, e volenti o nolenti devono sorbirsi le mareggiate e la salsedine, senza neanche potersi docciare per togliersi il sale di dosso. Sono lì e continuano a starci, in prima linea contro la spuma che lentamente erode le coste. Un esempio inanimato di resilienza, che si contrappone a un altro spunto dato dall’iperattivismo degli Usa degli ultimi tempi. Una potenza che sta vivendo un momento di assestamento, scossa dalle questioni attorno alla guerra in Ucraina, la battaglia interna per le presidenziali, l’inflazione che cavalca e la Fed che si contrappone, oltre che dalle continue tensioni con la Cina. In più, come se non bastasse, c’è anche chi ha annunciato un default del debito per i primi di giugno. Cosa peraltro già successa e smentita più volte dalla storia.
La Casa Bianca deve presidiare diversi limes, e forse non bastano delle palizzate in legno, come insegnavano gli imperi di un tempo. Forse perché i tempi cambiano, e siamo di fronte a una globalizzazione 3.0, dove i legami si fanno più flebili e la propagazione di certi effetti più ampia.
Il mondo sta cambiando di fronte a noi e super potenze come gli States ne stanno pagando il prezzo più alto, facendo da frangiflutti per il continente Europeo.
La citiamo spesso, ma purtroppo è un fattore che continua a essere importante: la guerra tra Russa e Ucraina è uno dei catalizzatori geopolitici ed economici di questi tempi. Mosca è imprevedibile e gli Usa – e come loro, molti altri – non sanno che direzione prenderà. Gli aiuti militari alle forze ucraine sono arrivati, un minimo ma importante sforzo per sottolineare la compattezza di tutti gli “Stati Uniti d’Occidente”, che stanno così spingendo il Cremlino tra le braccia della Cina. E non è certo una cosa positiva per gli Usa, che rischiano di trovarsi i loro due nemici alleati tra di loro. Si aprono così diversi scenari, e tra questi non sarebbe così assurdo vedere un domani la stessa Russia corteggiata proprio dagli americani, per contrastare lo strapotere di Pechino, come afferma Dario Fabbri, importante analista geopolitico e direttore di Domino, ospite al convegno organizzato da Amundi sgr in occasione del Salone del Risparmio...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge
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