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Di Alessandro Albano
Investing.com - L'avanzo delle partite correnti della Russia è aumentato a 58,2 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2022, equivalente a quasi il 10% dei 609 miliardi di dollari della Banca centrale russa detenuti come riserve internazionali.
Secondo uno studio di Levon Kameryan, senior analyst di Scope Ratings, il surplus più riflette "l'aumento delle entrate derivanti dalle esportazioni di petrolio e gas della Russia, in gran parte risparmiate dalle sanzioni internazionali".
Senza misure più ampie sul petrolio e sul gas russo, spiega l'analista dell'agenzia tedesca, l'avanzo delle partite correnti di Mosca quest'anno potrebbe essere "ben al di sopra di 200 miliardi di dollari a causa del crollo delle importazioni e dell'aumento del valore delle esportazioni di materie prime, rispetto ai circa 120 miliardi di dollari del 2021".
Questo consentirebbe essenzialmente alla banca centrale di ricostruire gran parte delle riserve internazionali che le sanzioni hanno congelato, accelerando la "de-dollarizzazione" delle riserve e del commercio estero, e "aumentando l'esposizione allo yuan cinese", pur mantenendo "una certa dipendenza dall'euro".
"La Russia attualmente effettua scambi commerciali con la Cina più in euro che in dollari, con l'euro come valuta di regolamento per metà delle esportazioni russe in Cina, rispetto a circa un terzo per il dollaro USA", afferma l'esperto, anche se "dobbiamo ancora vedere il pieno impatto delle sanzioni e le conseguenze della guerra sul commercio estero russo e sull'economia interna".
Come sottolinea Kameryan, le sanzioni stanno portando ad "un doloroso aggiustamento" delle importazioni da parte del settore privato russo, interrompendo più della metà dei beni high-tech importati, nonché "una parte significativa di macchinari e attrezzature fondamentali per la produzione industriale".
Per Scope, la conseguente perdita di accesso alla tecnologia estera indebolirà "il già moderato potenziale di crescita" della Russia, con il PIL russo che "si contrarrà di almeno il 10% quest'anno". Inoltre, l'accelerazione dei Paesi europei per diversificare gli approvvigionamenti energetici "aggraverà le sfide economiche della Russia data la mancanza di una politica governativa per affrontare la dipendenza strutturale dell'economia dalle esportazioni di energia".
L'UE, nel complesso il principale partner commerciale della Russia, ha registrato importazioni di petrolio russo, gas naturale e prodotti correlati per un valore di 100 miliardi di euro nel 2021. "Il piano europeo di abbandonare la sua dipendenza dal gas russo entro il 2030 potrebbe essere portato avanti, spinto dall'ambizione della Germania di ridurre la dipendenza dal gas russo entro il 2024, diversificando le forniture di gas attraverso maggiori importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) e gasdotti da fornitori non russi", ricorda l'analista di Scope.
Nell'analisi si sottolinea poi che la Russia "non ha la capacità infrastrutturale" di reindirizzare il gas dell'oleodotto da ovest a est della Russia. "La capacità degli otto gasdotti russi che forniscono l'Europa è di circa 220 miliardi di metri cubi/anno, quasi sei volte quella dell'unico gasdotto per la Cina, il Power of Siberia, che non sta ancora operando a pieno regime e dovrebbe raggiungere i 38 miliardi di metri cubi/anno entro 2025".
A febbraio, la Russia ha firmato un accordo di 25 anni con la Cina per la fornitura di ulteriori 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno, e sta progettando di sviluppare il gasdotto Power of Siberia-2 (pronto per il 2030) per fornire a Pechino ulteriori 50 miliardi di metri cubi di gas ogni anno.
In questo contesto, spiega l'esperto tedesco, la richiesta della Russia di fornire il gas in rubli e non in dollari ed euro riflette "la strategia di Mosca di tagliare la dipendenza dai sistemi finanziari occidentali, tentando di ridurre il rischio che i ricavi accumulati dal gas diventino soggetti a sanzioni occidentali in futuro".
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