C’è domanda di Btp in dollari e questa soluzione è senza costi per il bilancio dello Stato, con il vantaggio che il Tesoro torna sul mercato dei sovereign bond Usa. Ma il rischio Italia permane se Lagarde non userà bazooka in stile Draghi
I Btp in dollari battono i T Bond americani. Almeno guardando al rendimento dei nostri titoli che fruttano il 2,4% per i 5 anni, il 2,9% per il decennale e fino al 4% per il trentennale: in pratica il doppio di quelli americani. Anche per questo l’emissione dei Btp in dollari è stata un successo con richieste per 20 miliardi, quasi il triplo dell’offerta; il che ha permesso al Tesoro di collocare titoli per 7 miliardi complessivi.
C’È SETE DI RENDIMENTI, ECCO PERCHÉ TIRANO I BTP IN DOLLARI
“È stato un grande successo, destinato a replicarsi”, ci spiega Emanuele Canegrati, senior analyst di Bp Prime. “Convengono perché c’è una vera e propria sete da parte dei risparmiatori e degli investitori che sono a caccia di rendimenti e questi sono molto attrattivi”. Basti pensare che il Portogallo ha collocato 750 milioni di euro in titoli a 15 anni al tasso di 0,49%, minimo storico e la Grecia ha collocato 487,5 milioni in obbligazioni a 3 mesi a tassi negativi per la prima volta nella storia. “Quello che non è stato sottolineato abbastanza a nostro giudizio – continua l’analista – è il rischio Paese, visto che il Quantitative Easing promosso da Draghi sembra essere in difficoltà: l’asse franco-tedesco non sembra essere favorevole a questa nuova ondata di titoli di Stato e la nuova presidenza Lagarde potrebbe non usare il bazooka come ha fatto precedentemente Draghi. Questo sarebbe un problema per l’Italia”. “Per noi è un’operazione di successo, non certo una semplice fiammata: conferma che c’è un clima di rasserenamento nei confronti dell’Italia, questo tipo di collocamento sarebbe stato impossibile un anno fa”, commenta Vincenzo Longo, market strategist di Ig Group...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge