di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - Il leader democratico Matteo Renzi resta convinto che entro la primavera si debba andare al voto, ma rallenta sull'ipotesi di avviare fin da domenica prossima il congresso di partito, su cui vuole mantenere saldo il controllo.
Lo riferiscono oggi fonti del Pd, in vista dell'assemblea nazionale del partito convocata per il 18 dicembre a Roma.
L'ex premier dovrebbe parlare direttamente all'assemblea, organismo che raccoglie 1.000 persone.
Secondo alcuni esponenti del partito, sia renziani che della minoranza, il segretario si sarebbe convinto a non anticipare l'avvio della fase congressuale (prevista per il 2018) per evitare pericolose oscillazioni nella sua maggioranza interna, e rischi di abbandono da parte di alcuni alleati.
"Sta cominciando a vedere un po' di problemi perché è letteralmente accerchiato", dice una fonte di partito.
"Non sa se può fidarsi di tutti gli alleati e che prezzo potrebbe dover pagare al congresso", dice un parlamentare che sostiene Renzi ma è vicino all'ex segretario Walter Veltroni.
"E poi questo del congresso sinceramente non è un tema sentito dai nostri e dalla gente, ci sono problemi più importanti, in questo momento", osserva un parlamentare renziano del Sud.
Per il presidente della Toscana Enrico Rossi, che da tempo ha annunciato la sua intenzione di candidarsi contro Renzi per la segreteria, la soluzione potrebbe essere quella di varare domenica un "organismo ristretto" incaricato di preparare il congresso, senza però una scadenza imminente.
PRIMA IL VOTO
Renzi, dicono le fonti, preferirebbe arrivare ad elezioni tra aprile e giugno per capitalizzare il 40% del sì al referendum costituzionale del 4 dicembre, evitando contestualmente i possibili referendum della Cgil sul articolo 18 e voucher. Le elezioni anticipate costringerebbero automaticamente (lo dice la legge) a posporre i referendum, qualora la Consulta li dichiarasse legittimi l'11 gennaio.
Ma per capire con quale legge votare occorre attendere un altro pronunciamento della Corte, a partire dal 24 gennaio, quello sulla costituzionalità del cosiddetto Italicum. I giudici infatti potrebbero modificarne il testo.
Il neo premier Paolo Gentiloni, ha detto che il governo resterà fino a quando avrà la fiducia del Parlamento.
Secondo le fonti Pd, Renzi punta a una legge con premio di maggioranza, sebbene in Parlamento prevalga al momento la convinzione che sia meglio tornare al sistema proporzionale.
In questo senso, un deputato Pd, Giuseppe Lauricella, ha proposto un sistema a turno unico con un premio del 15% per la lista che riesca a ottenere almeno il 40% sia alla camera che al Senato. In caso contrario, per fare un governo bisognerebbe stringere alleanze dopo il voto.