di Stefano Bernabei e Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - Carlo Calenda si è rivolto agli industriali riuniti nell'assemblea pubblica a Roma, parlando da politico e andando ancora una volta in rotta di collisione con il partito di maggioranza che sostiene il governo di cui è ministro.
Calenda si è preso 30 secondi filati di ovazione ed ha alimentato, tra i partecipanti e tra chi lo conosce, il sospetto che non abbia solo voluto rivendicare il diritto di esprimere opinioni politiche "senza dover avere tessera di partito".
C'è chi pensa, anche oggi, che Calenda abbia ambizioni di leadership, mentre si avvicina, anticipata o meno, la fine della legislatura.
Nella sala i commenti a caldo erano più per lui che per il presidente degli industriali Vincenzo Boccia. Qualcuno dice "ora si dimette, punta a fare il presidente", un altro parla di "sassolini tolti dalle scarpe" e di "testamento politico di un esponente del governo rimasto isolato".
Massimo Mucchetti, già giornalista del Corriere e oggi presidente (Pd) della commissione Industria del Senato, definisce l'intervento del ministro "un vero manifesto di governo che ha scaldato i cuori in sala".
Una persona che lo conosce bene dice che il ministro, ex esponente di Scelta Civica, ha un "un obiettivo politico, ma non c'è spazio per lui, perché non è più il tempo di quelli come Mario Monti o Luca Cordero di Montezemolo, a cui Calenda in fondo si ispira".
Molti lo corteggiano, ma dice la fonte "al massimo può diventare il leader di una formazione centrista alleata del Pd".
Nei giorni scorsi, al ministero dello Sviluppo Economico si sono visti il ministro degli Esteri Alfano e il capogruppo alla Camera del suo partito Ap, Maurizio Lupi. E qualcuno ha letto la visita come una possibile offerta politica a Calenda per le prossime elezioni.
IL "TABÙ" DELLE ELEZIONI
"Dopo aver parlato di referendum infrango un altro tabù, che è quello di parlare della data delle elezioni. Che Dio ce la mandi buona", ha detto Calenda iniziando la parte più commentata del suo intervento.
Poi ha cominciato a mettere i suoi paletti. Niente elezioni anticipate, niente legge elettorale che frammenti il sistema, non chiudere il dossier delle privatizzazioni. Su quest'ultimo tema si becca subito il rimprovero del presidente del Pd Matteo Orfini: "Basta contare i dividendi di società pubbliche per capire che le privatizzazioni per fare cassa sono un errore".
Alle elezioni, dice Calenda, "bisogna arrivarci nei tempi giusti, evitando l'esercizio provvisorio di bilancio, dopo aver completato la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà e con una legge elettorale che dia, non diciamo la certezza, ma la ragionevole probabilità della formazione di un governo riducendo la frammentazione del sistema politico".
Impossibile quindi votare in autunno, per lui che si schermisce: "Non mi paiono aspettative eccessive od opinioni inopportune, anche perché la mia opinione conterà meno di zero".
MANIFESTO POLITICO
Che si tratti di un manifesto politico è difficile dirlo. Calenda è un oratore abile e non si scopre su questo.
Rivendica però, da ministro del governo Gentiloni e da ex ministro del governo Renzi, oggi segretario del partito che sostiene l'esecutivo, che "per esprimere opinioni non occorra prendere una tessera di partito".
Ammicca a Padoan in prima fila, quando dice che "lo spazio della discussione pubblica non è riservato ai politici di professione, e non ne sono esclusi ne' i cittadini, né i ministri tecnici, qualunque cosa questa qualifica voglia dire".
Parte l'ovazione della sala, Padoan sorride a mani incrociate.
Commenta la fonte. "Tra lui, che è isolato e ha contro Renzi, e Padoan c'è una bella differenza. Padoan non ha mai parlato strettamente di politica né di legge elettorale".