MILANO, 21 febbraio (Reuters) - Effetto Libia sulle borse
europee e, in particolare su quella milanese, dato che l'Italia
è considerata il paese più esposto a quanto sta succedendo nel
Nordafrica.
Vendite copiose su tutto il listino e in modo particolare
sulle società energetiche, a cominciare da Eni.
"Il mercato italiano perde maggiormente perché il Paese è il
più esposto: in Italia ci sono società partecipate dai libici e
società che fatturano in quel Paese. Eni è il principale
operatore internazionale. Questo spiega il ribasso del mercato",
osserva un trader.
Poco dopo le 11,00 l'indice FTSE MIb <.FTMIB> cede l'1,84%,
l'Allshare <.FTITLMS> l'1,8%. Volumi pari a poco più di un
miliardo di euro. Wall Street è chiusa per festività.
* La peggiore del listino è ENI che perde il 4% a
17,63 euro a fronte dello stoxx europeo oil&gas in calo dello
0,8%. Un portavoce del gruppo ha detto che la produzione nel
Paese continua e non ci sono cambiamenti rispetto alle ultime 24
ore. Il mercato teme un impatto sulla produzione, così come
sulle forniture di gas dalla situazione nel paese. Giù tutta la
galassia Eni: SAIPEM arretra del 2,3%, mentre SNAM
cede lo 0,5%.
In scia, male anche EDISON che cede il 2%: qui si
pensa alle forniture di gas con l'algerina Sonatrach.
FINMECCANICA -0,79% partecipata da Lia, ma anche
presente nel Paese con diversi progetti. Va peggio IMPREGILO
che perde circa il 5%. Il gruppo ha varie commesse nel
Paese. In calo del 4,2% anche ASTALDI anche se il
gruppo ha precisato di non avere commesse libiche ma di essere
presente in Algeria.
* Giù anche le banche, con in testa INTESA SP
(-2,96%) e UNICREDIT , che cede il 3% circa. La banca
di Piazza Cordusio è partecipata per il 4,988% dalla Banca
centrale libica e per il 2,59% dalla Lia.
* In controtrend sale STM (+1,82%), poco mossa
TELECOM .
* FIAT in calo dell'1,3%, giù assicurativi ed
editoriali.
* Fra i minori vendite anche su AS ROMA (-2,07%)
dopo la sconfitta di ieri in campionato e l'esonero
dell'allenatore. Stessa sorte anche per la JUVENTUS
(-2.4%).
(Giancarlo Navach)