Investing.com - I prezzi del greggio sono misti negli scambi della mattinata asiatica di questo martedì, con i rialzi limitati dai timori per lo scontro commerciale USA-Cina e dai dati economici sudcoreani deboli che mettono in difficoltà un mercato già piuttosto complicato.
I future del greggio WTI USA scendono dello 0,4% a 54,88 dollari al barile alle 01:05 ET (05:05 GMT), mentre i future del Brent vanno su dello 0,02% a 58,67 dollari al barile.
Lo scontro commerciale tra USA e Cina che si protrae da ormai 14 mesi ha visto un’escalation questa settimana. I dazi USA del 15% su circa 110 miliardi di dollari di prodotti cinesi e quelli applicati del 5-10% applicati dalla nazione asiatica su circa 75 miliardi di dollari di prodotti statunitensi sono entrati in vigore nel fine settimana.
Nel weekend il Presidente USA Donald Trump ha riferito ai giornalisti che le trattative commerciali riprenderanno a Washington questo mese. Ma il Ministero per il Commercio cinese ha reso noto che stanno “ancora discutendo” della possibilità di inviare una delegazione.
Il conflitto commerciale USA-Cina sta pesando anche sull’economia della Corea del Sud. Secondo i dati della banca centrale, l’economia è cresciuta meno del previsto nel secondo trimestre, con le esportazioni riviste al ribasso.
La decisione dell’Argentina di imporre controlli sui capitali sta facendo concentrare l’attenzione sui rischi per i mercati emergenti.
“Il greggio faticherà a salire in modo significativo questa settimana senza progressi nelle trattative commerciali né sui vertici, con i dati deboli dall’Asia e la determinazione dell’OPEC di controllare la produzione che sembra incrinarsi”, afferma Jeffrey Halley, analista senior dei mercati di OANDA, secondo Reuters.
La produzione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC) è salita ad agosto, per la prima volta quest’anno. L’incremento si è avuto per la prima volta da quando a dicembre l’OPEC ha deciso, insieme alla Russia e ad altri stati non membri (gruppo noto come OPEC+), di ridurre la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno a partire dal 1° gennaio 2019.
Il contributo dell’OPEC ai tagli è di 800.000 barili al giorno, suddiviso tra gli 11 membri. Iran, Libia e Venezuela sono esentati.
L’aumento della produzione in Iraq e Nigeria ha compensato il calo in Arabia Saudita e le perdite causate dalle sanzioni USA sull’Iran.
All’inizio della settimana, i dati hanno rivelato che la produzione petrolifera russa è salita a 11,294 milioni di barili al giorno il mese scorso. Il dato supera il livello che Mosca aveva promesso di ridurre in base al patto ed è il massimo da marzo.
I future del greggio WTI USA scendono dello 0,4% a 54,88 dollari al barile alle 01:05 ET (05:05 GMT), mentre i future del Brent vanno su dello 0,02% a 58,67 dollari al barile.
Lo scontro commerciale tra USA e Cina che si protrae da ormai 14 mesi ha visto un’escalation questa settimana. I dazi USA del 15% su circa 110 miliardi di dollari di prodotti cinesi e quelli applicati del 5-10% applicati dalla nazione asiatica su circa 75 miliardi di dollari di prodotti statunitensi sono entrati in vigore nel fine settimana.
Nel weekend il Presidente USA Donald Trump ha riferito ai giornalisti che le trattative commerciali riprenderanno a Washington questo mese. Ma il Ministero per il Commercio cinese ha reso noto che stanno “ancora discutendo” della possibilità di inviare una delegazione.
Il conflitto commerciale USA-Cina sta pesando anche sull’economia della Corea del Sud. Secondo i dati della banca centrale, l’economia è cresciuta meno del previsto nel secondo trimestre, con le esportazioni riviste al ribasso.
La decisione dell’Argentina di imporre controlli sui capitali sta facendo concentrare l’attenzione sui rischi per i mercati emergenti.
“Il greggio faticherà a salire in modo significativo questa settimana senza progressi nelle trattative commerciali né sui vertici, con i dati deboli dall’Asia e la determinazione dell’OPEC di controllare la produzione che sembra incrinarsi”, afferma Jeffrey Halley, analista senior dei mercati di OANDA, secondo Reuters.
La produzione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC) è salita ad agosto, per la prima volta quest’anno. L’incremento si è avuto per la prima volta da quando a dicembre l’OPEC ha deciso, insieme alla Russia e ad altri stati non membri (gruppo noto come OPEC+), di ridurre la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno a partire dal 1° gennaio 2019.
Il contributo dell’OPEC ai tagli è di 800.000 barili al giorno, suddiviso tra gli 11 membri. Iran, Libia e Venezuela sono esentati.
L’aumento della produzione in Iraq e Nigeria ha compensato il calo in Arabia Saudita e le perdite causate dalle sanzioni USA sull’Iran.
All’inizio della settimana, i dati hanno rivelato che la produzione petrolifera russa è salita a 11,294 milioni di barili al giorno il mese scorso. Il dato supera il livello che Mosca aveva promesso di ridurre in base al patto ed è il massimo da marzo.