I dati di raccolta di aprile mostrano flussi positivi sui fondi per 2,7 miliardi ma prosegue il deflusso dai fondi obbligazionari (-862 milioni). Ecco i motivi
I dati mensili di aprile di Assogestioni confermano il buono stato di salute dell’industria del risparmio gestito italiano che ha raccolto nel mese 2,93 miliardi di euro, portano a 16,8 i miliardi accumulati da inizio anno. Ancora una volta, sono stati i fondi comuni a trainare la raccolta totalizzando circa 2,7 miliardi di sottoscrizioni nette.
FONDI OBBLIGAZIONARI, -862 MILIONI AD APRILE
Tuttavia, osservando il dettaglio delle singole categorie di fondi, balza subito all’occhio che i fondi obbligazionari anche ad aprile hanno registrato copiosi disinvestimenti (-862 milioni, e -5,67 miliardi da inizio anno). Si tratta di un trend che ha preso forma dal 2018 dopo un 2017 che, al contrario, aveva visto i fondi obbligazionari primeggiare su tutte le altre categorie con 29,4 miliardi di raccolta netta annua, ampiamente al di sopra di quella dei flessibili (21,1 miliardi), dei bilanciati 17,8 miliardi e degli azionari (8,1 miliardi).
LE RAGIONI DELLA DISAFFEZIONE
Quali sono le ragioni di questa disaffezione per la categoria che, comunque, con i suoi 400 miliardi di asset in gestione (e il 39,3% del totale) resta ampiamente la più diffusa nei portafogli degli investitori italiani? Si può dire che dall’inizio di quest’anno, alle problematiche che già pendevano nel 2017 sui fondi obbligazionari dell’area euro si sono aggiunte nuove problematiche che hanno coinvolto altre categorie.
AREA EURO, TASSI IN RIALZO E PREZZI IN RIBASSO
Nell’area euro, come si diceva, le problematiche già note nel 2017 sono quelle riconducibili alla ripresa economica che sta spingendo la BCE a ridurre il QE (Quantitave Easing): minori acquisti sul mercato da parte della banca centrale europea, significano meno domanda e quindi prezzi dei titoli di stato euro che scendono (e rendimenti, che si muovono in direzione opposta ai prezzi, che salgono).
Uno scenario negativo per i possessori di titoli governativi euro sia a breve che a medio lungo termine che ha determinato già nel 2017 deflussi dai fondi obbligazionari governativi euro per oltre 10 miliardi di euro. Un trend che è proseguito pure nel primo trimestre di quest’anno con deflussi per un altro miliardo.
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POCO APPEAL PER LE ALTRE CATEGORIE
Ma a differenza del 2017, le altre categorie di fondi obbligazionari che erano stati utilizzati dagli investitori e consulenti per sostituire quelli focalizzati sull’area euro hanno avuto un andamento meno brillante. Dagli obbligazionari high yield internazionali (-730 milioni) agli obbligazionari misti (-1,97 miliardi), dagli obbligazionari high yield area dollaro (-273 milioni) agli obbligazionari internazionali corporate investment grade (-112 milioni), dagli obbligazionari governativi dollaro a medio lungo termine (-275 milioni) agli obbligazionari altre specializzazioni (-54 milioni), hanno prevalso i deflussi. Aggiungeteci poi i fondi specializzati sulle obbligazioni societarie euro (sia investment grade che high yield) che hanno accusato disinvestimenti per oltre 1,4 miliardi.
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DEBITO EMERGENTE FRENATO DAL DOLLARO
Non solo. Il debito emergente, un segmento di mercato che finora aveva rappresentato una valida opzione alternativa per gli investitori obbligazionari in cerca di reddito e qualità, ha sofferto i rafforzamento del dollaro accusando perdite di quattro punti percentuali da inizio anno: perfomance che hanno raffreddato l’appeal dei fondi specializzati in questa asset class, i cui flussi trimestrali sono passati a +1,17 miliardi (quarto trimestre 2017) a 208 milioni (primo trimestre 2018). A questo punto il quadro negativo è completo e la disaffezione verso i fondi obbligazionari è servita.