Nell’ultimo mese e mezzo le materie prime hanno registrato ribassi ad eccezione dell’energia. Ma ora affiorano condizioni di rimbalzo nelle commodity agricole e nei metalli industriali e preziosi.
Negli ultimi due mesi, i mercati azionari statunitensi hanno toccato nuovi massimi, evidenziando un atteggiamento di risk on (inclinazione al rischio) da parte degli investitori. Al contrario, ad eccezione dell’energia, i mercati delle materie prime hanno registrato perdite: dai cereali allo zucchero, dal cotone al caffè, dal rame allo zinco, dal nickel allo stagno, dall’argento all’oro, i prezzi delle commodity hanno accusato arretramenti.
DAZI COMMERCIALI E DOLLARO FORTE
A tenere lontani gli investitori dalle materie prime sono stati soprattutto i timori di una guerra commerciale e la forza intermittente del dollaro USA (valuta nella quale sono trattate le commodity sui mercati internazionali). Alcuni esperti (come, per esempio quelli di ETF Securities) ritengono tuttavia che gli investitori si siano eccessivamente concentrati sulla distruzione della domanda e abbiano ignorato l’impatto sulle catene di approvvigionamento derivanti dal fiorente protezionismo commerciale. In altre parole, se è vero che l’escalation delle guerre commerciali potrebbe indebolire la crescita globale, è altrettanto vero che i nuovi accordi bilaterali e le filiere di approvvigionamento esistenti tenderanno ad alimentare una domanda aggiuntiva di merci e servizi in modo alternativo a quello attuale...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge