Di Peter Nurse
Investing.com - Il dollaro sale negli scambi della mattinata europea di questo mercoledì, in ripresa dai minimi di due anni di ieri, grazie ai dati positivi sull’attività manifatturiera statunitense ed al report debole sulle vendite al dettaglio in Germania.
Alle 3 ET (07:00 GMT), l’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,1% a 92,377, dopo essere sceso ieri al minimo dall’aprile 2008 di 91,737. La coppia GBP/USD va giù dello 0,1% a 1,3368, mentre il cambio USD/JPY sale dello 0,1% a 106,03.
I dati economici pubblicati ieri hanno rivelato che l’attività manifatturiera USA è accelerata al massimo di quasi due anni ad agosto grazie all’impennata dei nuovi ordinativi. Il dato segue a ruota gli indicatori altrettanto incoraggianti sul settore manifatturiero in Cina ed Europa.
Tuttavia, il sentimento generale resta quello di una debolezza del dollaro.
“La storia della Fed di tassi reali e nominali più bassi per un periodo più lungo: (a) ha eliminato ogni prospettiva di un potenziale di rialzo dal dollaro; e (b) consente agli investitori di preferire altre opportunità di investimento”, spiegano gli analisti di ING in una nota agli investitori.
Detto questo, il cambio EUR/USD scende dello 0,1% a 1,1904 questo mercoledì, dopo essere brevemente salito sopra 1,20 per la prima volta dal maggio 2018 nella seduta di ieri.
A pesare sull’euro contribuiscono le vendite al dettaglio tedesche, scese dello 0,9% nel mese di luglio, riducendo le speranze che le spese delle famiglie nella maggiore economia europea possano vedere una ripresa nel terzo trimestre.
Il dato è stato pubblicato dopo i commenti di Philip Lane, capo economista della Banca Centrale Europea, che ha correlato i movimenti del cambio alla politica monetaria della banca.
“Il cambio euro-dollaro ha importanza”, ha affermato ieri sera Lane durante una conferenza online. “Se ci sono delle forze che muovono il cambio euro-dollaro, ciò influisce sulle nostre previsioni globali ed europee e, a sua volta, sulle nostre decisioni di politica monetaria”.
Si tratta del primo segnale del fatto che la BCE comincia a preoccuparsi per il recente apprezzamento della moneta unica, un fattore importante in quanto la zona euro dipende fortemente dai mercati delle esportazioni per la sua crescita.
Intanto, la coppia AUD/USD scende dello 0,2% a 0,7358 dopo che l’Australia è ufficialmente caduta in recessione per la prima volta in quasi 30 anni, con il PIL del secondo trimestre contrattosi al tasso record del 7% su base trimestrale, il peggiore downturn economico mai registrato dal paese.